venerdì 9 settembre 2011

Scapaccioni svedesi

Copio per i lettori del blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) il pezzo scritto da Don Antonio Mazzi sugli "scapaccioni svedesi" (Famiglia Cristiana n.37 oppure http://www.exodus.it/exodus/)
Ho evidenziato alcuni passaggi che mi sembrano significativi
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Lo scapaccione? Meglio dell'indifferenza

Potremmo chiamarlo “lo schiaffo dei fiordi” vista la notorietà che ha assunto in poche ore. Giovanni C., consigliere comunale di Canosa di Puglia, ha trascorso tre giorni e due notti in cella perché, durante una crociera tra i fiordi della Svezia, pare abbia tirato un paio di ceffoni al figlio dodicenne. Faceva le bizze (come sanno fare egregiamente i bambini-ragazzi italiani) per non entrare al ristorante dove l’intera famiglia aveva deciso di pranzare.
In Svezia picchiare un bambino è reato punibile con due giorni di reclusione. E qui si sono scatenate le opinioni. L’applicazione secca, indiscriminata di una regola, senza la minima contestualizzazione, secondo me può procurare conseguenze peggiori del fatto stesso, soprattutto in campo educativo.
Mezzo mondo familiare dovrebbe farsi non due giorni ma mesi di guardina. Lo scapaccione, soprattutto nella cultura italiana, è lontanissimo dal concetto di violenza e di cattiveria, che giustificherebbe la sanzione.
Non credo di essere uno psicologo raffinato se dico che al figlio e al fratello minore, la scomparsa del padre (e della madre) in un paese sconosciuto, abbia creato profondo malessere e un pesante senso di colpa.
Rimproverare, alzare la voce, dare una tiratina di orecchi, allungare uno scappellotto sul sedere, credo sia la via più sbrigativa e semplice per smontare alcune manfrine dei nostri cicciobelli.
Alcune venature selvatiche ed egoistiche, che i bambini custodiscono caparbiamente tra i loro difetti, solo un pazientissimo e costante colloquio, soprattutto durante le ferie, fa loro capire la diversità tra capriccio e doveri, tra obbedienza, magari, antipatica e golosità poco sana, perché spesso i nostri figli tra un pranzo e un lecca-lecca, sanno cosa scegliere.
Torno alle applicazioni secche delle normative. Non mi sono mai augurato che i capricci esplodano senza limiti? Intervenire significa intanto presenza, attenzione, interesse non subito razionalizzato ma che, con il tempo, verrà interiorizzato e capito.
In educazione di assoluto c’è solo l’amore gratuito e genuino, seguito da rapporti profondi, rassicuranti, sereni, positivi e quando occorre energici. Le piccole eccezioni (come l’urlata o lo scapaccione) servono solo per confermare regole già conosciute e atteggiamenti già discussi.
La parola sberla può essere letta in cento modi ma quando le relazioni tra padre-madre e figli sono autentiche, non le indeboliscono ma le rafforzano. Mi preoccupano, invece, molto di più, i non interventi, le presenze passive dei genitori moderni.
Spesso più capricciosi dei loro figli e incapaci di capire che i figli hanno il diritto di essere educati e non il privilegio di essere viziati.

Don Antonio Mazzi

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