martedì 20 settembre 2011

Problema adulti

Riporto per intero, con qualche aggiustamento redazionale ma senza nessuna modifica, l'editoriale del nostro Vescovo apparso su Sette di Domenica scorsa. Non è un editoriale "ordinario": pone, in modo netto e inequivocabile, la catechesi degli adulti come la "vera priorità" della diocesi per il presente e per il prossimo futuro.
Credo valga davvero la pena leggere (e rileggere) con molta attenzione quanto scrive. In modo da poterne dibattere e discutere (tra noi adulti) non appena se ne presenti l'occasione, speriamo presto data l'urgenza del problema.
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PROBLEMA ADULTI: QUEL «QUOTIDIANO» SVINCOLATO DA DIO
di Carlo Caffarra

La catechesi degli adulti, che è stata al centro della Tre giorni del clero, esprime un’esigenza strutturale della Chiesa: quella di trasmettere la fede ad ogni persona lungo tutto il cammino della sua vita. Poiché senza la fede è impossibile piacere a Dio.

Ma l’adulto chi è? In estrema sintesi è la persona che ha responsabilità pubbliche: è sposato e ha la cura di una famiglia e dell’educazione di altre persone; lavora e quindi è inserito in una trama di relazioni sociali che configurano responsabilità gravi e precise; è consapevolmente dentro ad un rapporto di cittadinanza con altre persone.

Per quanto riguarda, in particolare la proposta cristiana, noi abbiamo in mente due tipologie:
- adulti che ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana, si sono allontanati dalla Chiesa per le ragioni più varie e versano nella più completa ignoranza della fede;
- adulti che pur avendo una pratica religiosa più o meno costante, hanno gravi lacune nella conoscenza fede.

E saranno queste due categorie di persone i principali destinatari della nostra catechesi. Che, per quanto riguarda gli adulti, ha caratteristiche proprie.

Essa si propone la formazione di una persona cristianamente matura, in primo luogo quanto al modo di pensare, di valutare, e quindi di discernere. Da questo deriva allora una duplice esigenza.
- La prima è che la catechesi prenda molto sul serio l’intima ragionevolezza della fede.
- La seconda è che entri in un dialogo molto serio con le difficoltà che oggi un adulto incontra nel credere, e con le proposte anti-cristiane che gli vengono fatte.
Per questo il percorso formativo degli adulti non può ridursi a corsi biblici.

Ma quali sono le ragioni che ci spingono a un’opzione privilegiata per gli adulti?

Prima di tutto la grave fragilità in cui oggi versa il soggetto cristiano. Una grave debolezza che consiste nel non possedere una robusta capacità di giudizio di fede. La conseguenza è che il fedele è «portato qua e là da ogni vento di dottrina». Pensando alla grande potenza che oggi hanno i mezzi della produzione del consenso, constatando che essi veicolano una visione della vita contraria a quella cristiana non ci è difficile prendere coscienza della drammatica situazione in cui si trova oggi il credente, se non possiede una fede fortemente pensata. La fede infatti non solo è capace di generare un modo di agire ma anche una nuova intelligenza della realtà.

Ma c’è una seconda ragione che ci fa avere particolarmente a cuore il mondo degli adulti. La fede cristiana genera una nuova esistenza. Quando è robusta genera sempre una cultura, cioè un nuovo modo di porsi nella vita: un nuovo modo di pensare e vivere il matrimonio; un nuovo modo di pensare e quindi di organizzare il lavoro (basta ricordare la grande rivoluzione di san Benedetto che con il suo «ora et labora» per la prima volta nella storia ha posto preghiera e lavoro allo stesso livello); un nuovo modo di pensare e vivere la cittadinanza. È questa «generazione di cultura» che oggi sembra drammaticamente carente. Da questa carenza non si esce senza un forte impegno rivolto agli adulti.

Un’ultima annotazione. Stiamo assistendo all’oscurarsi delle evidenze originarie come per esempio documenta la condizione in cui versa oggi l’istituzione matrimoniale. Non era mai accaduto: si sono scardinati gli elementi costitutivi non dico del sacramento, ma del matrimonio. Un altro esempio in questa prospettiva è la radicale trasformazione che stanno subendo gli ordinamenti giuridici. Che da trascrizioni sempre perfettibili di esigenze di giustizia e di difesa soprattutto dei più deboli, si trasformano ogni giorno di più in un insieme di tecniche procedurali astratte al servizio dell’interesse degli individui. E questo è tanto più grave perché un ordinamento giuridico traccia il profilo del volto di un popolo. C’è infine un pericolo che non possiamo sottovalutare: quello della diaspora invisibile. Secondo questa teoria terminata la celebrazione festiva un adulto può pensare la sua fede in rapporto alla vita come ritiene, in maniera totalmente soggettiva. È evidente che se si accetta questa interpretazione della proposta cristiana la catechesi degli adulti perde molto della sua urgenza e rischia di limitarsi alla catechesi morale. Ma il problema oggi centrale non è il problema morale. Il problema vero è il tentativo di costruire un vissuto umano come se Dio non ci fosse.

Per queste ragioni la diocesi sarà chiamata a impegnarsi e a considerare la catechesi degli adulti la vera priorità.

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