Credo valga davvero la pena leggere (e rileggere) con molta attenzione quanto scrive. In modo da poterne dibattere e discutere (tra noi adulti) non appena se ne presenti l'occasione, speriamo presto data l'urgenza del problema.
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PROBLEMA ADULTI: QUEL «QUOTIDIANO»
SVINCOLATO DA DIO
di Carlo Caffarra
La catechesi degli adulti, che è
stata al centro della Tre giorni del clero, esprime un’esigenza
strutturale della Chiesa: quella di trasmettere la fede ad ogni
persona lungo tutto il cammino della sua vita. Poiché senza la fede
è impossibile piacere a
Dio.
Ma l’adulto chi è? In estrema
sintesi è la persona che ha responsabilità pubbliche: è sposato e
ha la cura di una famiglia e dell’educazione di altre persone;
lavora e quindi è inserito in una trama di relazioni sociali che
configurano responsabilità gravi
e precise; è consapevolmente
dentro ad un rapporto di cittadinanza con altre persone.
Per quanto riguarda, in particolare la
proposta cristiana, noi abbiamo in mente due tipologie:
- adulti che ricevuti i sacramenti
dell’iniziazione cristiana, si sono allontanati dalla Chiesa per le
ragioni più varie e versano nella più completa ignoranza della
fede;
- adulti che pur avendo una pratica
religiosa più o meno costante, hanno gravi lacune nella
conoscenza fede.
E saranno queste due categorie di
persone i
principali destinatari della nostra catechesi. Che, per
quanto riguarda gli adulti, ha caratteristiche proprie.
Essa si propone la formazione di una
persona cristianamente matura, in primo luogo quanto al modo di
pensare, di valutare, e quindi di discernere. Da questo deriva allora
una duplice esigenza.
- La prima è che la catechesi
prenda molto sul serio l’intima ragionevolezza della
fede.
- La seconda è che entri in un
dialogo molto serio con le difficoltà che oggi un adulto incontra
nel credere, e con le proposte anti-cristiane che gli vengono fatte.
Per questo il percorso formativo degli
adulti non può ridursi a corsi biblici.
Ma quali sono le ragioni che ci
spingono a un’opzione privilegiata per gli adulti?
Prima di tutto la grave fragilità in
cui oggi versa il soggetto cristiano. Una grave debolezza che
consiste nel non possedere una robusta capacità di giudizio di fede.
La conseguenza è che il fedele è «portato qua e là da ogni vento
di dottrina». Pensando alla grande potenza che oggi hanno i mezzi
della produzione del consenso, constatando che essi veicolano una
visione della vita contraria a quella cristiana non ci è difficile
prendere coscienza della drammatica situazione in cui si trova oggi
il credente, se non possiede una fede fortemente pensata. La fede
infatti non solo è capace di generare un modo di agire ma anche una
nuova intelligenza della realtà.
Ma c’è una seconda ragione che ci fa
avere particolarmente a cuore il mondo degli adulti. La fede
cristiana genera una nuova esistenza. Quando è robusta genera sempre
una cultura, cioè un nuovo modo di porsi nella vita: un nuovo
modo di pensare e vivere il matrimonio; un nuovo modo di pensare e
quindi di organizzare il lavoro (basta ricordare la grande
rivoluzione di san Benedetto che con il suo «ora et labora» per la
prima volta nella storia ha posto preghiera e lavoro allo stesso
livello); un nuovo modo di pensare e vivere la cittadinanza. È
questa «generazione di cultura» che oggi sembra drammaticamente
carente. Da questa carenza non si esce senza un forte impegno rivolto
agli adulti.
Un’ultima annotazione. Stiamo
assistendo all’oscurarsi delle evidenze originarie come per esempio
documenta la condizione in cui versa oggi l’istituzione
matrimoniale. Non era mai accaduto: si sono scardinati gli elementi
costitutivi non dico del sacramento, ma del matrimonio. Un altro
esempio in questa prospettiva è la radicale trasformazione che
stanno subendo gli ordinamenti giuridici. Che da trascrizioni sempre
perfettibili di esigenze di giustizia e di difesa soprattutto dei più
deboli, si trasformano ogni giorno di più in un insieme di tecniche
procedurali astratte al servizio dell’interesse degli individui. E
questo è tanto più grave perché un ordinamento giuridico traccia
il profilo del volto di un popolo. C’è infine un pericolo che non
possiamo sottovalutare: quello della diaspora invisibile. Secondo
questa teoria terminata la celebrazione festiva un adulto può
pensare la sua fede in rapporto alla vita come ritiene, in maniera
totalmente soggettiva. È evidente che se si accetta questa
interpretazione della proposta cristiana la catechesi degli adulti
perde molto della sua urgenza e rischia di limitarsi alla catechesi
morale. Ma il problema oggi centrale non è il problema morale. Il
problema vero è il tentativo di costruire un vissuto umano come se
Dio non ci fosse.
Per queste ragioni la diocesi sarà
chiamata a impegnarsi e a considerare la catechesi degli adulti la
vera priorità.
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