giovedì 22 settembre 2011

Festa dell'Umanità a Marano

Il volantino dell'iniziativa del prossimo LUN 3 Ottobre (sul blog del Gruppo Famiglie: http://famigliecastenaso.blogspot.com/). Inoltrate gente, inoltrate ...
;-)


martedì 20 settembre 2011

Problema adulti

Riporto per intero, con qualche aggiustamento redazionale ma senza nessuna modifica, l'editoriale del nostro Vescovo apparso su Sette di Domenica scorsa. Non è un editoriale "ordinario": pone, in modo netto e inequivocabile, la catechesi degli adulti come la "vera priorità" della diocesi per il presente e per il prossimo futuro.
Credo valga davvero la pena leggere (e rileggere) con molta attenzione quanto scrive. In modo da poterne dibattere e discutere (tra noi adulti) non appena se ne presenti l'occasione, speriamo presto data l'urgenza del problema.
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PROBLEMA ADULTI: QUEL «QUOTIDIANO» SVINCOLATO DA DIO
di Carlo Caffarra

La catechesi degli adulti, che è stata al centro della Tre giorni del clero, esprime un’esigenza strutturale della Chiesa: quella di trasmettere la fede ad ogni persona lungo tutto il cammino della sua vita. Poiché senza la fede è impossibile piacere a Dio.

Ma l’adulto chi è? In estrema sintesi è la persona che ha responsabilità pubbliche: è sposato e ha la cura di una famiglia e dell’educazione di altre persone; lavora e quindi è inserito in una trama di relazioni sociali che configurano responsabilità gravi e precise; è consapevolmente dentro ad un rapporto di cittadinanza con altre persone.

Per quanto riguarda, in particolare la proposta cristiana, noi abbiamo in mente due tipologie:
- adulti che ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana, si sono allontanati dalla Chiesa per le ragioni più varie e versano nella più completa ignoranza della fede;
- adulti che pur avendo una pratica religiosa più o meno costante, hanno gravi lacune nella conoscenza fede.

E saranno queste due categorie di persone i principali destinatari della nostra catechesi. Che, per quanto riguarda gli adulti, ha caratteristiche proprie.

Essa si propone la formazione di una persona cristianamente matura, in primo luogo quanto al modo di pensare, di valutare, e quindi di discernere. Da questo deriva allora una duplice esigenza.
- La prima è che la catechesi prenda molto sul serio l’intima ragionevolezza della fede.
- La seconda è che entri in un dialogo molto serio con le difficoltà che oggi un adulto incontra nel credere, e con le proposte anti-cristiane che gli vengono fatte.
Per questo il percorso formativo degli adulti non può ridursi a corsi biblici.

Ma quali sono le ragioni che ci spingono a un’opzione privilegiata per gli adulti?

Prima di tutto la grave fragilità in cui oggi versa il soggetto cristiano. Una grave debolezza che consiste nel non possedere una robusta capacità di giudizio di fede. La conseguenza è che il fedele è «portato qua e là da ogni vento di dottrina». Pensando alla grande potenza che oggi hanno i mezzi della produzione del consenso, constatando che essi veicolano una visione della vita contraria a quella cristiana non ci è difficile prendere coscienza della drammatica situazione in cui si trova oggi il credente, se non possiede una fede fortemente pensata. La fede infatti non solo è capace di generare un modo di agire ma anche una nuova intelligenza della realtà.

Ma c’è una seconda ragione che ci fa avere particolarmente a cuore il mondo degli adulti. La fede cristiana genera una nuova esistenza. Quando è robusta genera sempre una cultura, cioè un nuovo modo di porsi nella vita: un nuovo modo di pensare e vivere il matrimonio; un nuovo modo di pensare e quindi di organizzare il lavoro (basta ricordare la grande rivoluzione di san Benedetto che con il suo «ora et labora» per la prima volta nella storia ha posto preghiera e lavoro allo stesso livello); un nuovo modo di pensare e vivere la cittadinanza. È questa «generazione di cultura» che oggi sembra drammaticamente carente. Da questa carenza non si esce senza un forte impegno rivolto agli adulti.

Un’ultima annotazione. Stiamo assistendo all’oscurarsi delle evidenze originarie come per esempio documenta la condizione in cui versa oggi l’istituzione matrimoniale. Non era mai accaduto: si sono scardinati gli elementi costitutivi non dico del sacramento, ma del matrimonio. Un altro esempio in questa prospettiva è la radicale trasformazione che stanno subendo gli ordinamenti giuridici. Che da trascrizioni sempre perfettibili di esigenze di giustizia e di difesa soprattutto dei più deboli, si trasformano ogni giorno di più in un insieme di tecniche procedurali astratte al servizio dell’interesse degli individui. E questo è tanto più grave perché un ordinamento giuridico traccia il profilo del volto di un popolo. C’è infine un pericolo che non possiamo sottovalutare: quello della diaspora invisibile. Secondo questa teoria terminata la celebrazione festiva un adulto può pensare la sua fede in rapporto alla vita come ritiene, in maniera totalmente soggettiva. È evidente che se si accetta questa interpretazione della proposta cristiana la catechesi degli adulti perde molto della sua urgenza e rischia di limitarsi alla catechesi morale. Ma il problema oggi centrale non è il problema morale. Il problema vero è il tentativo di costruire un vissuto umano come se Dio non ci fosse.

Per queste ragioni la diocesi sarà chiamata a impegnarsi e a considerare la catechesi degli adulti la vera priorità.

martedì 13 settembre 2011

Manifesti

Avete visto i cartelloni pubblicitari che stanno invadendo Bologna e dintorni con la campagna di un noto (a dire il vero non a me) marchio di moda? (questi per intenderci http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/09/03/foto/maddalena-21114852/1/)

Insomma, mentre facevo i conti con i miei dubbi e le mie perplessità sullo stile e sui contenuti di questa nuova campagna, mi è tornato in mente l'episodio di Fellini in Boccaccio 70... Ve lo ricordate? (http://www.youtube.com/watch?v=lHaXHqZ-uhE&feature=related) Satira felliniana a parte, credo sia importante interrogarsi sui messaggi che ci bombardano e soprattutto che investono i nostri ragazzi.

Questa sera, cercando in rete, ho trovato un'interessante analisi della campagna pubblicitaria in un blog che si occupa di comunicazione e in particolare dell'uso dell'immagine femminile nella pubblicità (http://comunicazionedigenere.wordpress.com/). Ve la propongo (in sintesi) qui di seguito. Chi è interessato può leggere l'articolo completo qui.

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Probabilmente oggi dire di essere dalla parte delle donne, per alcuni, è una moda specialmente nel mondo del dio denaro, peccato che a volte i risultati lascino un po’ a desiderare, vi faccio un esempio: in questi giorni un noto marchio di abbigliamento , Fracomina,  ha lanciato la sua nuova campagna pubblicitaria, che ha nell’immediato creato scompiglio per alcuni slogan utilizzati e  in due comuni, Gallipoli e Brindisi, alcune immagini sono state censurate.


Le pubblicità censurate contenevano i seguenti claim:
 “Sono Maria non sono vergine e ho una forte spiritualità”
 “Sono Maddalena faccio la escort e non sono una ragazza facile”
Ed entrambe, come tutte le altre del resto, presentano donne bellissime e perfette.


Il marchio di Fracomina si pone come obiettivo, da quanto si legge sul loro sito, quello di sfatare i luoghi comuni: 


“I luoghi comuni, si sa, dominano il nostro mondo. E’ un dominio, questo, particolarmente irritante, se si passa nello specifico a quelli relativi al “gentil sesso”. Dall’intramontabile binomio di “bella e cretina” a quello, in senso opposto, di “brutta e intelligente”, la donna risulta essere, ancora oggi, oggetto di fastidiosissimi e usurati cliché. Una scienziata sarà di certo brutta, mentre una massaggiatrice dovrà necessariamente essere bella e (ovviamente) “disponibile”, così come un’affascinante donna della politica susciterà, a livello conscio o inconscio, maliziosi dubbi sui modi della sua ascesa sociale. Insomma, dopo decenni di discorsi su emancipazione e parità, si potrebbe brutalmente dire che spesso portare la minigonna è ancora oggi sinonimo di facilità di costumi, essere una donna in carriera è ancora oggi sinonimo di madre snaturata e così via, secondo un decalogo davvero poco incoraggiante. E’ proprio contro questi luoghi comuni che vuole combattere, attraverso la sua campagna pubblicitaria, il marchio FRACOMINA. In un momento in cui si parla, in maniera sempre più frequente, di mercificazione del corpo femminile, di escort, di par condicio, di quote rosa, di diritti violati, il marchio vuole puntare il dito e far riflettere sul grado di maschilismo che domina ancora la nostra società. A questo maschilismo, latente e patente, si vuole contrapporre il valore conturbante e rivoluzionario della bellezza. La figura femminile, sulla quale FRACOMINA intende porre l’attenzione, è quella pronta a sfatare naturalmente i luoghi comuni precedentemente citati.”


Ma quando poi si passa ai fatti?
Personalmente non noto una grande coerenza per i seguenti motivi:
1) Si parla di sfatare luoghi comuni, di rappresentare una donna libera dagli stereotipi ma le modelle nelle foto sono perfette e magrissime, gambe lunghissime, sensuali e sexy, rispecchiando così i canoni di bellezza che oggi vuole la società. Contengo lo stereotipo all’interno della lotta contro lo stereotipo.
2) I chiari richiami religiosi in quale modo aiutano le donne? Non è questa una semplice provocazione per avere una maggiore visibilità? Una Maria non vergine con una forte spiritualità o una Maddalena escort….come vanno a sfatare il luogo comune che vede una donna che indossa una minigonna come una di facili costumi?
3) Andare a strumentalizzare una professione come l’escort non va a sottolineare ancora di più la distinzione che oggi si fa fra “sante e puttane” fortificando ulteriormente lo stereotipo e creandone di nuovi?


(...)


Ritornando alla campagna pubblicitaria credo che sia semplicemente una creatura del contesto in cui viviamo, dove per varie vicessitudini e scandali politici la parola escort crea ancora di più scalpore e disappunto, e già ne abbiamo avuto esempio con le mutande del bunga bunga, la stessa Fracomina dichiara: “In un momento in cui si parla, in maniera sempre più frequente, di mercificazione del corpo femminile, di escort, di par condicio, di quote rosa….” 


Identificano il loro modo di agire come una nuova forma di femminismo che rinnega il femminismo stesso scrivendo inoltre: “A questo maschilismo, latente e patente, si vuole contrapporre il valore conturbante e rivoluzionario della bellezza”
Combattere il maschilismo con la bellezza… ma non ritorniamo al solito stereotipo che una donna per essere riconosciuta deve essere bella?


Woman Evolution campaign è il nome della campagna… ma quale tipo di evolution è presente? Sussistono un sacco di stereotipi in queste immagini ed alcuni si vanno addirittura a fortificare, lo stile utilizzato sembra richiamare quello di Oliviero Toscani, il quale ha fatto della provocazione la sua arte, anche se questa volta, a parte un forte richiamo del suo modus operandi, non c’entra nulla. Ritroviamo un marchio che sfruttando e strumentalizzando determinate professioni messe in risalto dagli scandali politici, modi di essere che oggi non vengono ancora ben accettati (“Sono Chiara mi piacciono le donne e non amo i motori”) e richiami religiosi (Maria, Maddalena ed Eva) cerca visibilità, facendo credere di essere dalla parte delle donne e contro gli stereotipi che sussistono nella società odierna.


venerdì 9 settembre 2011

Scapaccioni svedesi

Copio per i lettori del blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) il pezzo scritto da Don Antonio Mazzi sugli "scapaccioni svedesi" (Famiglia Cristiana n.37 oppure http://www.exodus.it/exodus/)
Ho evidenziato alcuni passaggi che mi sembrano significativi
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Lo scapaccione? Meglio dell'indifferenza

Potremmo chiamarlo “lo schiaffo dei fiordi” vista la notorietà che ha assunto in poche ore. Giovanni C., consigliere comunale di Canosa di Puglia, ha trascorso tre giorni e due notti in cella perché, durante una crociera tra i fiordi della Svezia, pare abbia tirato un paio di ceffoni al figlio dodicenne. Faceva le bizze (come sanno fare egregiamente i bambini-ragazzi italiani) per non entrare al ristorante dove l’intera famiglia aveva deciso di pranzare.
In Svezia picchiare un bambino è reato punibile con due giorni di reclusione. E qui si sono scatenate le opinioni. L’applicazione secca, indiscriminata di una regola, senza la minima contestualizzazione, secondo me può procurare conseguenze peggiori del fatto stesso, soprattutto in campo educativo.
Mezzo mondo familiare dovrebbe farsi non due giorni ma mesi di guardina. Lo scapaccione, soprattutto nella cultura italiana, è lontanissimo dal concetto di violenza e di cattiveria, che giustificherebbe la sanzione.
Non credo di essere uno psicologo raffinato se dico che al figlio e al fratello minore, la scomparsa del padre (e della madre) in un paese sconosciuto, abbia creato profondo malessere e un pesante senso di colpa.
Rimproverare, alzare la voce, dare una tiratina di orecchi, allungare uno scappellotto sul sedere, credo sia la via più sbrigativa e semplice per smontare alcune manfrine dei nostri cicciobelli.
Alcune venature selvatiche ed egoistiche, che i bambini custodiscono caparbiamente tra i loro difetti, solo un pazientissimo e costante colloquio, soprattutto durante le ferie, fa loro capire la diversità tra capriccio e doveri, tra obbedienza, magari, antipatica e golosità poco sana, perché spesso i nostri figli tra un pranzo e un lecca-lecca, sanno cosa scegliere.
Torno alle applicazioni secche delle normative. Non mi sono mai augurato che i capricci esplodano senza limiti? Intervenire significa intanto presenza, attenzione, interesse non subito razionalizzato ma che, con il tempo, verrà interiorizzato e capito.
In educazione di assoluto c’è solo l’amore gratuito e genuino, seguito da rapporti profondi, rassicuranti, sereni, positivi e quando occorre energici. Le piccole eccezioni (come l’urlata o lo scapaccione) servono solo per confermare regole già conosciute e atteggiamenti già discussi.
La parola sberla può essere letta in cento modi ma quando le relazioni tra padre-madre e figli sono autentiche, non le indeboliscono ma le rafforzano. Mi preoccupano, invece, molto di più, i non interventi, le presenze passive dei genitori moderni.
Spesso più capricciosi dei loro figli e incapaci di capire che i figli hanno il diritto di essere educati e non il privilegio di essere viziati.

Don Antonio Mazzi

venerdì 2 settembre 2011

Nuovo calendario parrocchiale

Ciao a tutti. Sul nostro blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) è possibile visualizzare e scaricare il nuovo calendario parrocchiale. In modo particolare vi invito a prendere nota delle serate di catechesi/formazione che avranno luogo presso la Chiesa Nuova durante la settimana della Madonna del Buon Consiglio, a partire da LUN 26/9.