martedì 13 settembre 2011

Manifesti

Avete visto i cartelloni pubblicitari che stanno invadendo Bologna e dintorni con la campagna di un noto (a dire il vero non a me) marchio di moda? (questi per intenderci http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/09/03/foto/maddalena-21114852/1/)

Insomma, mentre facevo i conti con i miei dubbi e le mie perplessità sullo stile e sui contenuti di questa nuova campagna, mi è tornato in mente l'episodio di Fellini in Boccaccio 70... Ve lo ricordate? (http://www.youtube.com/watch?v=lHaXHqZ-uhE&feature=related) Satira felliniana a parte, credo sia importante interrogarsi sui messaggi che ci bombardano e soprattutto che investono i nostri ragazzi.

Questa sera, cercando in rete, ho trovato un'interessante analisi della campagna pubblicitaria in un blog che si occupa di comunicazione e in particolare dell'uso dell'immagine femminile nella pubblicità (http://comunicazionedigenere.wordpress.com/). Ve la propongo (in sintesi) qui di seguito. Chi è interessato può leggere l'articolo completo qui.

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Probabilmente oggi dire di essere dalla parte delle donne, per alcuni, è una moda specialmente nel mondo del dio denaro, peccato che a volte i risultati lascino un po’ a desiderare, vi faccio un esempio: in questi giorni un noto marchio di abbigliamento , Fracomina,  ha lanciato la sua nuova campagna pubblicitaria, che ha nell’immediato creato scompiglio per alcuni slogan utilizzati e  in due comuni, Gallipoli e Brindisi, alcune immagini sono state censurate.


Le pubblicità censurate contenevano i seguenti claim:
 “Sono Maria non sono vergine e ho una forte spiritualità”
 “Sono Maddalena faccio la escort e non sono una ragazza facile”
Ed entrambe, come tutte le altre del resto, presentano donne bellissime e perfette.


Il marchio di Fracomina si pone come obiettivo, da quanto si legge sul loro sito, quello di sfatare i luoghi comuni: 


“I luoghi comuni, si sa, dominano il nostro mondo. E’ un dominio, questo, particolarmente irritante, se si passa nello specifico a quelli relativi al “gentil sesso”. Dall’intramontabile binomio di “bella e cretina” a quello, in senso opposto, di “brutta e intelligente”, la donna risulta essere, ancora oggi, oggetto di fastidiosissimi e usurati cliché. Una scienziata sarà di certo brutta, mentre una massaggiatrice dovrà necessariamente essere bella e (ovviamente) “disponibile”, così come un’affascinante donna della politica susciterà, a livello conscio o inconscio, maliziosi dubbi sui modi della sua ascesa sociale. Insomma, dopo decenni di discorsi su emancipazione e parità, si potrebbe brutalmente dire che spesso portare la minigonna è ancora oggi sinonimo di facilità di costumi, essere una donna in carriera è ancora oggi sinonimo di madre snaturata e così via, secondo un decalogo davvero poco incoraggiante. E’ proprio contro questi luoghi comuni che vuole combattere, attraverso la sua campagna pubblicitaria, il marchio FRACOMINA. In un momento in cui si parla, in maniera sempre più frequente, di mercificazione del corpo femminile, di escort, di par condicio, di quote rosa, di diritti violati, il marchio vuole puntare il dito e far riflettere sul grado di maschilismo che domina ancora la nostra società. A questo maschilismo, latente e patente, si vuole contrapporre il valore conturbante e rivoluzionario della bellezza. La figura femminile, sulla quale FRACOMINA intende porre l’attenzione, è quella pronta a sfatare naturalmente i luoghi comuni precedentemente citati.”


Ma quando poi si passa ai fatti?
Personalmente non noto una grande coerenza per i seguenti motivi:
1) Si parla di sfatare luoghi comuni, di rappresentare una donna libera dagli stereotipi ma le modelle nelle foto sono perfette e magrissime, gambe lunghissime, sensuali e sexy, rispecchiando così i canoni di bellezza che oggi vuole la società. Contengo lo stereotipo all’interno della lotta contro lo stereotipo.
2) I chiari richiami religiosi in quale modo aiutano le donne? Non è questa una semplice provocazione per avere una maggiore visibilità? Una Maria non vergine con una forte spiritualità o una Maddalena escort….come vanno a sfatare il luogo comune che vede una donna che indossa una minigonna come una di facili costumi?
3) Andare a strumentalizzare una professione come l’escort non va a sottolineare ancora di più la distinzione che oggi si fa fra “sante e puttane” fortificando ulteriormente lo stereotipo e creandone di nuovi?


(...)


Ritornando alla campagna pubblicitaria credo che sia semplicemente una creatura del contesto in cui viviamo, dove per varie vicessitudini e scandali politici la parola escort crea ancora di più scalpore e disappunto, e già ne abbiamo avuto esempio con le mutande del bunga bunga, la stessa Fracomina dichiara: “In un momento in cui si parla, in maniera sempre più frequente, di mercificazione del corpo femminile, di escort, di par condicio, di quote rosa….” 


Identificano il loro modo di agire come una nuova forma di femminismo che rinnega il femminismo stesso scrivendo inoltre: “A questo maschilismo, latente e patente, si vuole contrapporre il valore conturbante e rivoluzionario della bellezza”
Combattere il maschilismo con la bellezza… ma non ritorniamo al solito stereotipo che una donna per essere riconosciuta deve essere bella?


Woman Evolution campaign è il nome della campagna… ma quale tipo di evolution è presente? Sussistono un sacco di stereotipi in queste immagini ed alcuni si vanno addirittura a fortificare, lo stile utilizzato sembra richiamare quello di Oliviero Toscani, il quale ha fatto della provocazione la sua arte, anche se questa volta, a parte un forte richiamo del suo modus operandi, non c’entra nulla. Ritroviamo un marchio che sfruttando e strumentalizzando determinate professioni messe in risalto dagli scandali politici, modi di essere che oggi non vengono ancora ben accettati (“Sono Chiara mi piacciono le donne e non amo i motori”) e richiami religiosi (Maria, Maddalena ed Eva) cerca visibilità, facendo credere di essere dalla parte delle donne e contro gli stereotipi che sussistono nella società odierna.


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