giovedì 24 marzo 2011

Uomini di Dio


Il testamento spirituale di frate Cristiano
Se dovesse arrivare il giorno, e potrebbe essere oggi, di essere vittima del terrorismo che sembra voler ingoiare oggi tutti gli stranieri che vivono in Algeria, mi piacerebbe che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era DONATA a Dio e a questo paese. Che accettino che il Padrone unico di tutti non saprebbe essere estraneo a questa partenza così brutale. Che preghino per me: come potrei essere trovato degno di una tale offerta? Che sappiano accostare questa morte alle tante altre ugualmente violente ma lasciate nell'indifferenza dell'anonimato. La mia vita non vale più di altre… Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra prevalere nel mondo e anche del male di colui che mi ucciderà ciecamente. Mi piacerebbe, quando dovesse venire il momento, avere un lampo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e di tutti i miei fratelli in umanità e nello stesso tempo di perdonare io, con tutto il cuore, colui che mi avrà colpito. Io non posso augurarmi una tale morte: mi sembra importante dirlo chiaramente. Non vedo infatti come potrei rallegrarmi che questo popolo che amo potesse essere accusato tutto del mio assassinio. È un prezzo troppo alto quello di dovere "la grazia del martirio" (come si chiama) a un algerino, chiunque esso sia, soprattutto se questi dovesse dire di agire per fedeltà a ciò che egli pensa sia l'Islam. Conosco il disprezzo di cui sono circondati tutti gli algerini insieme. Conosco anche la caricature dell'Islam che incoraggiano un certo islamismo. È troppo facile mettere a posto la coscienza identificando il cammino religioso dell' Islam con l'integralismo degli estremisti. Per me l'Algeria e l'Islam sono un'altra cosa: sono come il corpo e l'anima. Ho già parlato chiaramente credo, a destra e a sinistra di ciò che ho ricevuto dall'Islam e dall'Algeria: vi ho ritrovato molto spesso il chiaro filo conduttore del vangelo imparato sulle braccia di mia madre, che è stata la mia prima chiesa, proprio qui in Algeria. La mia morte sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno così facilmente trattato da ingenuo o da idealista: "Lo dica adesso quello che ne pensa!". Ma costoro devono sapere che alla fin fine io sarò stato liberato dalla curiosità più lancinante che mi porto dentro: affondare il mio sguardo in quello del Padre per vedere i suoi figli dell'Islam come lui li vede: tutti illuminati della gloria di Cristo, anche loro frutto della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà di ristabilire la comunione e la somiglianza giocando con le differenze. Di questa mia vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io ringrazio Dio che sembra l'abbia voluta tutta intera proprio per questa GIOIA, contrariamente a tutto e malgrado tutto. In questo GRAZIE, dove tutto è detto ormai della mia vita, io includo naturalmente voi, amici di ieri e di oggi e voi, amici di qui, mettendovi accanto a mia madre e mio padre, accanto ai miei fratelli e alle mie sorelle, voi che siete il centuplo che mi è stato dato secondo la promessa. E includo anche te, amico dell'ultimo minuto, che non sai quello che fai. Si, lo voglio anche per te questo GRAZIE e questo A - DIO, Dio che porta il tuo volto. E che ci venga concesso, se Dio lo vorrà, Lui Padre di tutti e due, di ritrovarci finalmente felici in Paradiso.

AMEN. InschAllah (se Dio lo vorrà!)


S'il m'arrivait un jour - et ça pourrait être aujourd'hui - d'être victime du terrorisme qui semble vouloir englober maintenant tous les étrangers vivant en Algérie, j'aimerais que ma communauté, mon Eglise, ma famille, se souviennent que ma vie était DONNEE à Dieu et à ce pays.
Qu'ils acceptent que le Maître unique de toute vie ne saurait être étranger à ce départ brutal. Qu'ils prient pour moi : comment serais-je trouvé digne d'une telle offrande ? Qu'ils sachent associer cette mort à tant d'autres aussi violentes laissées dans l'indifférence de l'anonymat. Ma vie n'a pas plus de prix qu'une autre. Elle n'en a pas moins non plus. En tout cas, elle n'a pas l'innocence de l'enfance. J'ai suffisamment vécu pour me savoir complice du mal qui semble, hélas, prévaloir dans le monde, et même de celui- là qui me frapperait aveuglément.
J'aimerais, le moment venu, avoir ce laps de lucidité qui me permettrait de solliciter le pardon de Dieu et celui de mes frères en humanité, en même temps que de pardonner de tout cour à qui m'aurait atteint.
Je ne saurais souhaiter une telle mort ; il me paraît important de le professer. Je ne vois pas, en effet, comment je pourrais me réjouir que ce peuple que j'aime soit indistinctement accusé de mon meurtre.
C'est trop cher payé ce qu'on appellera, peut- être, la « grâce du martyre » que de la devoir à un Algérien, quel qu'il soit, surtout s'il dit agir en fidélité à ce qu'il croit être l'islam. Je sais le mépris dont on a pu entourer les Algériens pris globalement. Je sais aussi les caricatures de l'islam qu'encourage un certain islamisme. Il est trop facile de se donner bonne conscience en identifiant cette voie religieuse avec les intégrismes de ses extrémistes.
L'Algérie et l'islam, pour moi, c'est autre chose, c'est un corps et une âme. Je l'ai assez proclamé, je crois, au vu et au su de ce que j'en ai reçu, y retrouvant si souvent ce droit-fil conducteur de l'Évangile appris aux genoux de ma mère, ma toute première Eglise, précisément en Algérie, et, déjà, dans le respect des croyants musulmans. Ma mort, évidemment, paraîtra donner raison à ceux qui m'ont rapidement traité de naïf, ou d'idéaliste : « Qu'il dise maintenant ce qu'il en pense ! » Mais ceux-là doivent savoir que sera enfin libérée ma plus lancinante curiosité. Voici que je pourrai, s'il plaît à Dieu, plonger mon regard dans celui du Père pour contempler avec lui ses enfants de l'islam tels qu'il les voit, tout illuminés de la gloire du Christ, fruits de sa Passion, investis par le don de l'Esprit dont la joie secrète sera toujours d'établir la communion et de rétablir la ressemblance, en jouant avec les différences.
Cette vie perdue, totalement mienne, et totalement leur, je rends grâce à Dieu qui semble l'avoir voulue tout entière pour cette JOIE-là, envers et malgré tout. Dans ce MERCI où tout est dit, désormais, de ma vie, je vous inclus bien sûr, amis d'hier et d'aujourd'hui, et vous, ô amis d'ici, aux côtés de ma mère et de mon père, de mes sours et de mes frères et des leurs, centuple accordé comme il était promis !
Et toi aussi, l'ami de la dernière minute, qui n'aura pas su ce que tu faisais. Oui, pour toi aussi je le veux, ce MERCI, et cet « A-DIEU » envisagé de toi. Et qu'il nous soit donné de nous retrouver, larrons heureux, en paradis, s'il plaît à Dieu, notre Père à tous deux. AMEN !
Incha Allah !

lunedì 21 marzo 2011

Consiglio pastorale

Ricopio dall'ultimo bollettino parrocchiale, consultabile sul sito della Parrocchia (http://www.parrocchiacastenaso.it/)

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE: 
L'incontro del Consiglio Pastorale Parrocchiale è stato spostato a LUNEDI' (11 Aprile) alle Ore 21 presso il Circolo Parrocchiale. L'Ordine del Giorno che verrà trattato sarà la Riflessione sulle Relazioni che le singole Commissioni hanno preparato per verificare la situazione in cui si trova la nosra Parrocchia nello svolgimento del proprio impegno pastorale, tutto questo anche in vista della Visita Pastorale che il card. Arcivescovo Carlo Caffarra farà alla nostra Parrocchia il 22 e 23 Ottobre 2011.

sabato 19 marzo 2011

Stazioni quaresimali

VENERDI' (25 Marzo): S. MARIA DELLA QUADERNA: Ore 20,30 Confessioni – Ore 21 S. Messa.
VENERDI' (1 Aprile): SAN LAZZARO DI SAVENA: Ore 20,30 Confessioni – Ore 21 S. Messa.
VENERDI' ( 8 Aprile): S. CECILIA DELLA CROARA: Ore 20,30 Confessioni – Ore 21 S. Messa
VENERDI' (15 Aprile): S. PIETRO AP. DI FIESSO: Ore 20,30 Confesssioni – Ore 21 S. Messa

L'offertorio delle S. Messe sarà devoluto al SEMINARIO ARCIVESCOVILE

Tutte le Parrocchie della zona pastorale del nostro Vicariato di San Lazzaro-Castenaso sono invitate a partecipare: queste Celebrazioni stazionali ci aiutano a vivere lo spirito della Santa Quaresima, come cammino verso la pasqua del Signore.

stazione quaresimale a Castenaso

un'immagine della celebrazione di venerdi 18 Marzo presso la Chiesa Nuova di Castenaso

giovedì 10 marzo 2011

sussidio

E' disponibile in Parrocchia il sussidio di accompagnamento al tempo quaresimale (nella foto la copertina). Si tratta di una raccolta di brevi meditazioni relative alle letture che, giorno per giorno, punteggiano il cammino di avvicinamento alla Pasqua. Gli autori sono per lo più parrocchiani (singoli, coppie, famiglie) che - coinvolti un po' per caso dagli ideatori dell'iniziativa - hanno dato la loro disponibilità e hanno consegnato in tempo utile il loro 'elaborato'. Chi quest'anno fosse rimasto escluso dall'iniziativa si rifarà di certo il prossimo anno!

Ecco la presentazione di don Francesco:


Ogni anno, puntualmente, si presenta a noi la Quaresima come itinerario che conduce alla Pasqua, cuore e centro del mistero cristiano. La stanchezza, l'abitudine, la pigrizia possono svilire questo tempo particolare dell'anno liturgico. In noi c'è sempre bisogno che qualcuno stimoli e aiuti a ravvivare il cammino che porta alla Pasqua e alla sua pienezza con il dono dello Spirito Santo. Gli aiuti e i mezzi possono essere molteplici, ma sono necessarie soprattutto la Parola di Dio, l'azione liturgica e la testimonianza viva della carità. Questo sussidio, frutto di alcune riflessioni sulla Parola di Dio propria del giorno, maturato all'interno della nostra Comunità Parrocchiale, vuole essere un vademecum, senza nessuna pretesa, che ha lo scopo di suggerire alcuni spunti di meditazione per aiutare a vivere con consapevolezza e impegno l'itinerario quaresimale.


La Pasqua del 2011 sia per tutti noi rinnovamento, vita nuova, pace e amore.


Don Francesco



martedì 1 marzo 2011

Benedetto XVI e la cultura digitale


Ieri Benedetto XVI ha parlato al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali delle "sfide della cultura digitale". Il suo discorso è davvero interessante. Lo si puo' leggere per intero al seguente indirizzo:
http://www.avvenire.it/Dossier/Benedetto+XVI/Discorsi/udienza+al+pontificio+consiglio+delle+comunicazioni+sociali_201102281341479000000.htm

Ne riporto un brano significativo:

I nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra l’altro, una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica, orientano verso una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà, privilegiano spesso l’immagine e i collegamenti ipertestuali. La tradizionale distinzione netta tra linguaggio scritto e orale, poi, sembra sfumarsi a favore di una comunicazione scritta che prende la forma e l’immediatezza dell’oralità. Le dinamiche proprie delle «reti partecipative», richiedono inoltre che la persona sia coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse e la loro visione del mondo: diventano «testimoni» di ciò che dà senso alla loro esistenza. I rischi che si corrono, certo, sono sotto gli occhi di tutti: la perdita dell’interiorità, la superficialità nel vivere le relazioni, la fuga nell’emotività, il prevalere dell’opinione più convincente rispetto al desiderio di verità. E tuttavia essi sono la conseguenza di un’incapacità di vivere con pienezza e in maniera autentica il senso delle innovazioni. Ecco perché la riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie è urgente. Il punto di partenza è la stessa Rivelazione, che ci testimonia come Dio abbia comunicato le sue meraviglie proprio nel linguaggio e nell’esperienza reale degli uomini, «secondo la cultura propria di ogni epoca» (Gaudium et spes, 58), fino alla piena manifestazione di sé nel Figlio Incarnato. La fede sempre penetra, arricchisce, esalta e vivifica la cultura, e questa, a sua volta, si fa veicolo della fede, a cui offre il linguaggio per pensarsi ed esprimersi. È necessario quindi farsi attenti ascoltatori dei linguaggi degli uomini del nostro tempo, per essere attenti all’opera di Dio nel mondo.