lunedì 19 dicembre 2011

Piedibus

Prove di Piedibus questa mattina a Castenaso: linea rossa (Parco Resistenza - Scuola Nasica)


mercoledì 14 dicembre 2011

Rodengo 2012

Sul blog famiglie (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) il volantino della vacanza sulla neve di quest'anno. Noi andiamo, e voi?

giovedì 8 dicembre 2011

Chiama anche te

Sul nostro Blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) il video vincitore del concorso "Chiama anche te" per la promozione dell'adesione all'Azione Cattolica Italiana per l'anno 2012.

domenica 27 novembre 2011

martedì 15 novembre 2011

sempre con un sorriso

Carmen: il ricordo di un'amica
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Gli ultimi giorni di vita di Carmen, e anche ieri, giorno del suo funerale, ho avuto modo di pensare molto a lei e a tutto quello che abbiamo condiviso in questi anni. La consapevolezza che ne è derivata è che veramente abbiamo percorso insieme una bella fetta di vita.

Al di là della grande amicizia personale che ci ha permesso spesso di passare insieme anche momenti di vacanza, come non ricordare le vacanze con i gruppi parrocchiali giovani e non a Sasso Stormo, al Corno per vari anni, fino ad arrivare a Bressanone di tre anni fa. Nonostante l’impegno di preparare la pappa per una bella famigliola di persone, ci siamo anche molto divertite. Con lei ho condiviso almeno una quindicina di Estati Ragazzi e altrettanti anni di “Studio guidato”, per non parlare di tantissime “Feste dell’Oratorio” in cui, insieme a tanti altri naturalmente, abbiamo confezionato costumi e servito cioccolate... Poi ci sono state anche le cose più serie tipo i campi al Falzarego o a Siusi, le catechesi per i fidanzati, quelle per i genitori dei Battezzandi, ecc. (tutte esperienze fatte anche insieme a Duilio).

Da lei ho imparato tanto e se dovessi sintetizzare, direi così: disponibilità e generosità con entusiasmo e sempre con un sorriso. Lo stesso sorriso che mi ha regalato l’ultima volta che l’ho vista, quattro giorni prima che morisse.

Ieri al suo funerale , oltre alle mie lacrime e a quelle di tanti altri, c’era tanto affetto.
Chi semina “bene” raccoglie sempre solo “bene”

Un abbraccio a tutti
Piera

sabato 12 novembre 2011

la differenza

"Il bello della differenza"
una animazione di Bruno Bozzetto
(puoi cliccare su: http://famigliecastenaso.blogspot.com/)

 

martedì 8 novembre 2011

lunedì 7 novembre 2011

sostiene Caffarra

Ecco la lettera indirizzata alla Comunità Parrocchiale di Castenaso da Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, dopo la recente visita pastorale
(http://famigliecastenaso.blogspot.com/)


mercoledì 2 novembre 2011

Fondamenti


La seguente citazione è cara al nostro vescovo, che l'ha utilizzata in conclusione al suo incontro con i giovanissimi la scorsa settimana a Castenaso.

"La Chiesa, fondata da Cristo, Dio-uomo, ha anche una composizione divinoumana. (…) La Chiesa è santa e divina perché è santificata dal sangue di Gesù Cristo e dai doni dello Spirito Santo; ciò che direttamente procede da questo principio che santifica la Chiesa è divino, puro ed immutabile; invece le opere degli uomini di Chiesa, compiute secondo il carattere umano, benché fatte per la Chiesa, hanno qualcosa di molto relativo e, lungi dall’essere qualcosa di perfetto, solo sono in via di perfezionamento. Questo il lato umano della Chiesa. Ma dietro il torrente mutevole ed ondeggiante dell’umanità ecclesiale si trova e si costituisce la Chiesa stessa di Dio, la sorgente infinita della grazia divina, ininterrotta azione dello Spirito Santo che dà all’umanità la vera vita in Cristo e in Dio. Quest’azione di grazia divina è sempre esistita nel mondo; ma dall’incarnazione di Cristo ha assunto una forma visibile e tangibile (…) Così che, nonostante non tutto nella Chiesa visibile sia divino, tuttavia il divino in essa è già visibile"

[V. Solov’ëv, I fondamenti spirituali della vita, ed. LIPA, Roma 1998, pag. 106-107].


PS: Questo blog oggi compie un anno...
Auguri!
;-)

venerdì 21 ottobre 2011

giovedì 6 ottobre 2011

Grembo di futuro


Riporto nel nostro blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) un paragrafo del discorso del Cardinale Bagnasco al Consiglio Permanente della CEI della scorsa settimana. Invito decisamente ad una lettura dell'intera 'prolusione' che potete comodamente scaricare a questo indirizzo.


11. Riguardo alla presenza dei cattolici nella società civile e nella politica, siamo convinti che, anche quando non risultano sugli spalti, essi sono per lo più là dove vita e vocazione li portano. Gli anni da cui proveniamo potrebbero aver indotto talora a tentazioni e smarrimenti, ma hanno indubbiamente spinto i cattolici, alla scuola dei Papi, a maturare una più avvertita coscienza di sé e del proprio compito nel mondo. Un nucleo più ristretto ma sempre significativo di credenti, sollecitati dagli eventi e sensibilizzati nelle comunità cristiane, ha colto la rinnovata perentorietà di rendere politicamente più operante la propria fede. Sono così nati percorsi diversi, a livelli molteplici, per quanti intendono concorrere alla vitalità e alla modernità della polis, percorsi che hanno dato talora un senso anche di dispersione e scarsa incidenza. Tuttavia, non si può non riconoscere che si è trattato di una sorta di incubazione che, se non ha mancato di produrre qua e là dei primi risultati, sta determinando una situazione nuova, rispetto alla quale un osservatore della tempra di Giuseppe De Rita alcune settimane fa annotava: «Chi fa politica non si rende conto che milioni di fedeli vivono una vicinanza religiosa che si fa sempre più attenta ai “fatti della vita politica”, con comuni opinioni socio-politiche, e con ambizioni di vita comunitaria di buona qualità» (Corriere della sera, 6 agosto 2011). Sta lievitando infatti una partecipazione che si farebbe fatica a non registrare, e una nuova consapevolezza che la fede cristiana non danneggia in alcun modo la vita sociale. Anzi! A dar coscienza ai cattolici oggi non è anzitutto un’appartenenza esterna, ma i valori dell’umanizzazione: chi è l’uomo, qual è la sua struttura costitutiva, il suo radicamento religioso, la via aurea dell’autentica giustizia e della pace, del bene comune... Valori – lo diciamo solo di passaggio – che si sta imparando a riconoscere e a proporre con crescente coraggio, e che in realtà finiscono per far sentire i cattolici più uniti di quanto taluno non vorrebbe credere. Nel contempo, sempre di più richiamano anche l’interesse di chi esplicitamente cattolico non si sente. A un tempo, c’è un patrimonio di cultura fatto di rappresentanza sociale e di processi di maturazione comunitaria. Dove avviene qualcosa di simile, nel contesto italiano? Ebbene, questo giacimento valoriale ed esistenziale rappresenta la bussola interiormente adottata dai cattolici, e da esso si sprigionano ormai ordinariamente esperienze che sono un vivaio di sensibilità, dedizione, intelligenza che sempre più si metterà a disposizione della comunità e del Paese. Non sempre tutto è così lineare, è vero. Lentezze, chiusure, intimismi restano in continuo agguato, ma ci sembra che una tensione si vada sviluppando grazie alle comunità cristiane, alle molteplici aggregazioni ecclesiali o di ispirazione cristiana, e grazie anche al lavoro realizzato dai nostri media, che sono diventati dei concreti laboratori di idee e dei riferimenti ormai imprescindibili. Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che – coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita – sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni. Sarà bene anche affinare l’attitudine a cercare, sotto la scorza dei cambiamenti di breve periodo, le trasformazioni più profonde e durature, consci, tra l’altro, che una certa cultura radicale − al pari di una mentalità demolitrice − tende a inquinare ogni ambito di pensiero e di decisione. Muovendo da una concezione individualistica, essa rinchiude la persona nell’isolamento triste della propria libertà assoluta, slegata dalla verità del bene e da ogni relazione sociale. Per questo, dietro una maschera irridente, riduce l’uomo solo con se stesso, e corrode la società, intessuta invece di relazioni interpersonali e legami virtuosi di dedizione e sacrificio. La transizione dei cattolici verso il nuovo inevitabilmente maturerà all’interno della transizione più generale del Paese, e oserei dire anche dell’Europa, secondo la linea culturale del realismo cristiano, e secondo quegli atteggiamenti culturali di innovazione, moderazione e sobrietà che da sempre la connotano. È forse «pensabile – si chiedeva il Rettore magnifico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, professor Lorenzo Ornaghi – che rispetto a tale politica risultino latitanti, facilmente emarginabili, irrilevanti, non tanto singole personalità cattoliche, quanto i cattolici italiani come presenza vitale e immediatamente riconoscibile, perché efficacemente organizzata?»
(Intervista ad Avvenire, 24 luglio 2011).

giovedì 22 settembre 2011

Festa dell'Umanità a Marano

Il volantino dell'iniziativa del prossimo LUN 3 Ottobre (sul blog del Gruppo Famiglie: http://famigliecastenaso.blogspot.com/). Inoltrate gente, inoltrate ...
;-)


martedì 20 settembre 2011

Problema adulti

Riporto per intero, con qualche aggiustamento redazionale ma senza nessuna modifica, l'editoriale del nostro Vescovo apparso su Sette di Domenica scorsa. Non è un editoriale "ordinario": pone, in modo netto e inequivocabile, la catechesi degli adulti come la "vera priorità" della diocesi per il presente e per il prossimo futuro.
Credo valga davvero la pena leggere (e rileggere) con molta attenzione quanto scrive. In modo da poterne dibattere e discutere (tra noi adulti) non appena se ne presenti l'occasione, speriamo presto data l'urgenza del problema.
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PROBLEMA ADULTI: QUEL «QUOTIDIANO» SVINCOLATO DA DIO
di Carlo Caffarra

La catechesi degli adulti, che è stata al centro della Tre giorni del clero, esprime un’esigenza strutturale della Chiesa: quella di trasmettere la fede ad ogni persona lungo tutto il cammino della sua vita. Poiché senza la fede è impossibile piacere a Dio.

Ma l’adulto chi è? In estrema sintesi è la persona che ha responsabilità pubbliche: è sposato e ha la cura di una famiglia e dell’educazione di altre persone; lavora e quindi è inserito in una trama di relazioni sociali che configurano responsabilità gravi e precise; è consapevolmente dentro ad un rapporto di cittadinanza con altre persone.

Per quanto riguarda, in particolare la proposta cristiana, noi abbiamo in mente due tipologie:
- adulti che ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana, si sono allontanati dalla Chiesa per le ragioni più varie e versano nella più completa ignoranza della fede;
- adulti che pur avendo una pratica religiosa più o meno costante, hanno gravi lacune nella conoscenza fede.

E saranno queste due categorie di persone i principali destinatari della nostra catechesi. Che, per quanto riguarda gli adulti, ha caratteristiche proprie.

Essa si propone la formazione di una persona cristianamente matura, in primo luogo quanto al modo di pensare, di valutare, e quindi di discernere. Da questo deriva allora una duplice esigenza.
- La prima è che la catechesi prenda molto sul serio l’intima ragionevolezza della fede.
- La seconda è che entri in un dialogo molto serio con le difficoltà che oggi un adulto incontra nel credere, e con le proposte anti-cristiane che gli vengono fatte.
Per questo il percorso formativo degli adulti non può ridursi a corsi biblici.

Ma quali sono le ragioni che ci spingono a un’opzione privilegiata per gli adulti?

Prima di tutto la grave fragilità in cui oggi versa il soggetto cristiano. Una grave debolezza che consiste nel non possedere una robusta capacità di giudizio di fede. La conseguenza è che il fedele è «portato qua e là da ogni vento di dottrina». Pensando alla grande potenza che oggi hanno i mezzi della produzione del consenso, constatando che essi veicolano una visione della vita contraria a quella cristiana non ci è difficile prendere coscienza della drammatica situazione in cui si trova oggi il credente, se non possiede una fede fortemente pensata. La fede infatti non solo è capace di generare un modo di agire ma anche una nuova intelligenza della realtà.

Ma c’è una seconda ragione che ci fa avere particolarmente a cuore il mondo degli adulti. La fede cristiana genera una nuova esistenza. Quando è robusta genera sempre una cultura, cioè un nuovo modo di porsi nella vita: un nuovo modo di pensare e vivere il matrimonio; un nuovo modo di pensare e quindi di organizzare il lavoro (basta ricordare la grande rivoluzione di san Benedetto che con il suo «ora et labora» per la prima volta nella storia ha posto preghiera e lavoro allo stesso livello); un nuovo modo di pensare e vivere la cittadinanza. È questa «generazione di cultura» che oggi sembra drammaticamente carente. Da questa carenza non si esce senza un forte impegno rivolto agli adulti.

Un’ultima annotazione. Stiamo assistendo all’oscurarsi delle evidenze originarie come per esempio documenta la condizione in cui versa oggi l’istituzione matrimoniale. Non era mai accaduto: si sono scardinati gli elementi costitutivi non dico del sacramento, ma del matrimonio. Un altro esempio in questa prospettiva è la radicale trasformazione che stanno subendo gli ordinamenti giuridici. Che da trascrizioni sempre perfettibili di esigenze di giustizia e di difesa soprattutto dei più deboli, si trasformano ogni giorno di più in un insieme di tecniche procedurali astratte al servizio dell’interesse degli individui. E questo è tanto più grave perché un ordinamento giuridico traccia il profilo del volto di un popolo. C’è infine un pericolo che non possiamo sottovalutare: quello della diaspora invisibile. Secondo questa teoria terminata la celebrazione festiva un adulto può pensare la sua fede in rapporto alla vita come ritiene, in maniera totalmente soggettiva. È evidente che se si accetta questa interpretazione della proposta cristiana la catechesi degli adulti perde molto della sua urgenza e rischia di limitarsi alla catechesi morale. Ma il problema oggi centrale non è il problema morale. Il problema vero è il tentativo di costruire un vissuto umano come se Dio non ci fosse.

Per queste ragioni la diocesi sarà chiamata a impegnarsi e a considerare la catechesi degli adulti la vera priorità.

martedì 13 settembre 2011

Manifesti

Avete visto i cartelloni pubblicitari che stanno invadendo Bologna e dintorni con la campagna di un noto (a dire il vero non a me) marchio di moda? (questi per intenderci http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/09/03/foto/maddalena-21114852/1/)

Insomma, mentre facevo i conti con i miei dubbi e le mie perplessità sullo stile e sui contenuti di questa nuova campagna, mi è tornato in mente l'episodio di Fellini in Boccaccio 70... Ve lo ricordate? (http://www.youtube.com/watch?v=lHaXHqZ-uhE&feature=related) Satira felliniana a parte, credo sia importante interrogarsi sui messaggi che ci bombardano e soprattutto che investono i nostri ragazzi.

Questa sera, cercando in rete, ho trovato un'interessante analisi della campagna pubblicitaria in un blog che si occupa di comunicazione e in particolare dell'uso dell'immagine femminile nella pubblicità (http://comunicazionedigenere.wordpress.com/). Ve la propongo (in sintesi) qui di seguito. Chi è interessato può leggere l'articolo completo qui.

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Probabilmente oggi dire di essere dalla parte delle donne, per alcuni, è una moda specialmente nel mondo del dio denaro, peccato che a volte i risultati lascino un po’ a desiderare, vi faccio un esempio: in questi giorni un noto marchio di abbigliamento , Fracomina,  ha lanciato la sua nuova campagna pubblicitaria, che ha nell’immediato creato scompiglio per alcuni slogan utilizzati e  in due comuni, Gallipoli e Brindisi, alcune immagini sono state censurate.


Le pubblicità censurate contenevano i seguenti claim:
 “Sono Maria non sono vergine e ho una forte spiritualità”
 “Sono Maddalena faccio la escort e non sono una ragazza facile”
Ed entrambe, come tutte le altre del resto, presentano donne bellissime e perfette.


Il marchio di Fracomina si pone come obiettivo, da quanto si legge sul loro sito, quello di sfatare i luoghi comuni: 


“I luoghi comuni, si sa, dominano il nostro mondo. E’ un dominio, questo, particolarmente irritante, se si passa nello specifico a quelli relativi al “gentil sesso”. Dall’intramontabile binomio di “bella e cretina” a quello, in senso opposto, di “brutta e intelligente”, la donna risulta essere, ancora oggi, oggetto di fastidiosissimi e usurati cliché. Una scienziata sarà di certo brutta, mentre una massaggiatrice dovrà necessariamente essere bella e (ovviamente) “disponibile”, così come un’affascinante donna della politica susciterà, a livello conscio o inconscio, maliziosi dubbi sui modi della sua ascesa sociale. Insomma, dopo decenni di discorsi su emancipazione e parità, si potrebbe brutalmente dire che spesso portare la minigonna è ancora oggi sinonimo di facilità di costumi, essere una donna in carriera è ancora oggi sinonimo di madre snaturata e così via, secondo un decalogo davvero poco incoraggiante. E’ proprio contro questi luoghi comuni che vuole combattere, attraverso la sua campagna pubblicitaria, il marchio FRACOMINA. In un momento in cui si parla, in maniera sempre più frequente, di mercificazione del corpo femminile, di escort, di par condicio, di quote rosa, di diritti violati, il marchio vuole puntare il dito e far riflettere sul grado di maschilismo che domina ancora la nostra società. A questo maschilismo, latente e patente, si vuole contrapporre il valore conturbante e rivoluzionario della bellezza. La figura femminile, sulla quale FRACOMINA intende porre l’attenzione, è quella pronta a sfatare naturalmente i luoghi comuni precedentemente citati.”


Ma quando poi si passa ai fatti?
Personalmente non noto una grande coerenza per i seguenti motivi:
1) Si parla di sfatare luoghi comuni, di rappresentare una donna libera dagli stereotipi ma le modelle nelle foto sono perfette e magrissime, gambe lunghissime, sensuali e sexy, rispecchiando così i canoni di bellezza che oggi vuole la società. Contengo lo stereotipo all’interno della lotta contro lo stereotipo.
2) I chiari richiami religiosi in quale modo aiutano le donne? Non è questa una semplice provocazione per avere una maggiore visibilità? Una Maria non vergine con una forte spiritualità o una Maddalena escort….come vanno a sfatare il luogo comune che vede una donna che indossa una minigonna come una di facili costumi?
3) Andare a strumentalizzare una professione come l’escort non va a sottolineare ancora di più la distinzione che oggi si fa fra “sante e puttane” fortificando ulteriormente lo stereotipo e creandone di nuovi?


(...)


Ritornando alla campagna pubblicitaria credo che sia semplicemente una creatura del contesto in cui viviamo, dove per varie vicessitudini e scandali politici la parola escort crea ancora di più scalpore e disappunto, e già ne abbiamo avuto esempio con le mutande del bunga bunga, la stessa Fracomina dichiara: “In un momento in cui si parla, in maniera sempre più frequente, di mercificazione del corpo femminile, di escort, di par condicio, di quote rosa….” 


Identificano il loro modo di agire come una nuova forma di femminismo che rinnega il femminismo stesso scrivendo inoltre: “A questo maschilismo, latente e patente, si vuole contrapporre il valore conturbante e rivoluzionario della bellezza”
Combattere il maschilismo con la bellezza… ma non ritorniamo al solito stereotipo che una donna per essere riconosciuta deve essere bella?


Woman Evolution campaign è il nome della campagna… ma quale tipo di evolution è presente? Sussistono un sacco di stereotipi in queste immagini ed alcuni si vanno addirittura a fortificare, lo stile utilizzato sembra richiamare quello di Oliviero Toscani, il quale ha fatto della provocazione la sua arte, anche se questa volta, a parte un forte richiamo del suo modus operandi, non c’entra nulla. Ritroviamo un marchio che sfruttando e strumentalizzando determinate professioni messe in risalto dagli scandali politici, modi di essere che oggi non vengono ancora ben accettati (“Sono Chiara mi piacciono le donne e non amo i motori”) e richiami religiosi (Maria, Maddalena ed Eva) cerca visibilità, facendo credere di essere dalla parte delle donne e contro gli stereotipi che sussistono nella società odierna.


venerdì 9 settembre 2011

Scapaccioni svedesi

Copio per i lettori del blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) il pezzo scritto da Don Antonio Mazzi sugli "scapaccioni svedesi" (Famiglia Cristiana n.37 oppure http://www.exodus.it/exodus/)
Ho evidenziato alcuni passaggi che mi sembrano significativi
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Lo scapaccione? Meglio dell'indifferenza

Potremmo chiamarlo “lo schiaffo dei fiordi” vista la notorietà che ha assunto in poche ore. Giovanni C., consigliere comunale di Canosa di Puglia, ha trascorso tre giorni e due notti in cella perché, durante una crociera tra i fiordi della Svezia, pare abbia tirato un paio di ceffoni al figlio dodicenne. Faceva le bizze (come sanno fare egregiamente i bambini-ragazzi italiani) per non entrare al ristorante dove l’intera famiglia aveva deciso di pranzare.
In Svezia picchiare un bambino è reato punibile con due giorni di reclusione. E qui si sono scatenate le opinioni. L’applicazione secca, indiscriminata di una regola, senza la minima contestualizzazione, secondo me può procurare conseguenze peggiori del fatto stesso, soprattutto in campo educativo.
Mezzo mondo familiare dovrebbe farsi non due giorni ma mesi di guardina. Lo scapaccione, soprattutto nella cultura italiana, è lontanissimo dal concetto di violenza e di cattiveria, che giustificherebbe la sanzione.
Non credo di essere uno psicologo raffinato se dico che al figlio e al fratello minore, la scomparsa del padre (e della madre) in un paese sconosciuto, abbia creato profondo malessere e un pesante senso di colpa.
Rimproverare, alzare la voce, dare una tiratina di orecchi, allungare uno scappellotto sul sedere, credo sia la via più sbrigativa e semplice per smontare alcune manfrine dei nostri cicciobelli.
Alcune venature selvatiche ed egoistiche, che i bambini custodiscono caparbiamente tra i loro difetti, solo un pazientissimo e costante colloquio, soprattutto durante le ferie, fa loro capire la diversità tra capriccio e doveri, tra obbedienza, magari, antipatica e golosità poco sana, perché spesso i nostri figli tra un pranzo e un lecca-lecca, sanno cosa scegliere.
Torno alle applicazioni secche delle normative. Non mi sono mai augurato che i capricci esplodano senza limiti? Intervenire significa intanto presenza, attenzione, interesse non subito razionalizzato ma che, con il tempo, verrà interiorizzato e capito.
In educazione di assoluto c’è solo l’amore gratuito e genuino, seguito da rapporti profondi, rassicuranti, sereni, positivi e quando occorre energici. Le piccole eccezioni (come l’urlata o lo scapaccione) servono solo per confermare regole già conosciute e atteggiamenti già discussi.
La parola sberla può essere letta in cento modi ma quando le relazioni tra padre-madre e figli sono autentiche, non le indeboliscono ma le rafforzano. Mi preoccupano, invece, molto di più, i non interventi, le presenze passive dei genitori moderni.
Spesso più capricciosi dei loro figli e incapaci di capire che i figli hanno il diritto di essere educati e non il privilegio di essere viziati.

Don Antonio Mazzi

venerdì 2 settembre 2011

Nuovo calendario parrocchiale

Ciao a tutti. Sul nostro blog (http://famigliecastenaso.blogspot.com/) è possibile visualizzare e scaricare il nuovo calendario parrocchiale. In modo particolare vi invito a prendere nota delle serate di catechesi/formazione che avranno luogo presso la Chiesa Nuova durante la settimana della Madonna del Buon Consiglio, a partire da LUN 26/9.

mercoledì 24 agosto 2011

Artisti in Festa

Rilancio agli iscritti a questa lista e ai lettori del blog l'invito che ho ricevuto da Angela qualche giorno fa.
Marco

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Carissimi.
Siete invitati in occasione della festa, alla mostra di artisti del gruppo A.M.A, presso il teatro parrocchiale di Castenaso sabato 27 agosto 2011 inaugurazione alle ore 18,30. Sarà presente il parroco Don Francesco Finelli. La mostra proseguirà per tutto il tempo della festa. Vi aspettiamo con gioia. A presto Angela

sab 27.08.11 ore 18,30--22,30
dom 28.08.11 ore 18,00-22,30
lun 29.08.11 ore 18,30--22,30
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sab 03.09.11 ore 18,00--22,30
dom 04.09.11 ore 18,00--22,30

Parrocchia S. Giovanni Battista
v. Tosarelli n .71 - Castenaso (Bo)

venerdì 8 luglio 2011

Diario di viaggio (2 di 2)

Pubblichiamo la seconda parte del racconto del recente viaggio a Medjugorje compiuto da un gruppo di cittadini e parrocchiani della zona di Castenaso. Il diario di viaggio è di Licia, che ringrazio per la sua preziosa e toccante testimonianza.

La prima parte si può leggere a questo indirizzo:
http://famigliecastenaso.blogspot.com/2011/07/diario-di-viaggio-1-di-2.html
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Venerdì 3 giugno

Dopo colazione, partenza alle 6.45, chi a piedi, chi in taxi, per l’incontro con un’altra veggente Viska, il suo compito è di pregare per gli ammalati (è malata lei stessa), le famiglie (lei stessa è madre di famiglia), i giovani, le anime del Purgatorio.
Questa volta riusciamo ad avvicinarci di più e riusciamo ad intravvederla, mentre parla ai pellegrini prima in polacco, poi in italiano, tradotta in francese. Ci racconta quello che le dice la Madonna durante le sue apparizioni quotidiane, in particolare raccomanda a tutti di pregare molto, alle persone sane di digiunare il mercoledì e il venerdì a pane e acqua, di accostarsi quotidianamente all’Eucarestia, di confessarsi spesso, di recitare il Rosario ogni giorno.

Mi hanno colpito le grida strazianti di una persona, la richiesta al microfono di un sacerdote, come di solito si chiede di un medico quando qualcuno si sente male, ci è stato chiesto di pregare insieme: una preghiera di esorcismo a san Michele Arcangelo.

Poi facciamo ritorno, attraversi i campi, per la S. Messa delle 11.00.
Sul percorso, la gente del luogo improvvisa bancarelle in cui tenta di vendere di tutto: madonne di ogni tipo, tovaglie ricamate, frutta fresca e secca, miele, perfino tartarughe! E poi corone del rosario a non finire.

Dopo pranzo si parte in pullman per una località, a circa un’ora di distanza, in cui c’è un bel santuario francescano dove nel 1945 sono stati bruciati vivi, dagli uomini di Tito, 66 frati che avevano scelto di non abbandonare il loro convento, nonostante le minacce.
Il priore ci ha raccontato, tradotto dalla guida Adriana, di tutte le persecuzioni subite dai croati dal regime comunista, in particolare sacerdoti e religiosi uccisi, distrutto il liceo, fiore all’occhiello della cultura cristiana del luogo, distrutti i 6 pianoforti, nel tentativo di annientare la cultura dei Croati di Bosnia-Erzegovina. Ma la grande fede di quella gente è sopravvissuta a tutte le persecuzioni.
Ora è in corso la causa di beatificazione di quei frati martiri.
Ma anche ora questi cristiani non hanno pace, si sentono minacciati dalla maggioranza musulmana con cui pure avevano vissuto in pace per tanti anni, si sentono terra di frontiera, abbandonati dai cristiani di Croazia, si sentono fragili in questo complicato equilibrio che le forze multinazionali di pace stanno tentando di costruire dopo la guerra.

Dopo una visita al luogo, torniamo in albergo per la cena.

La Madonna ha annunciato a Ivan che questa sera apparirà sul Podbrdo alle 22.00 per tutti i pellegrini. I più coraggiosi sono ripartiti, dopo cena, per salire sulla collina, non c’è illuminazione, bisogna portare con sé le torce per farsi luce in quel terreno sassoso.

Per chi non se la sente, c’è l’adorazione della croce che, come tutti venerdì, sostituisce l’adorazione eucaristica della sera: una grande croce è sull’altare, illuminata nel buio. Di lato c’è un’immagine della Madonna.

Io, e molti altri, ci accontentiamo di guardare, dal piazzale della chiesa, dopo l’adorazione, in direzione della collina, recitando il rosario. Il percorso è riconoscibile dai puntini luminosi delle torce dei pellegrini che salgono.

Poi alle 22 si fa tutto buio. Non vedendo più niente decido di tornare in albergo. Dopo pochi passi guardo la collina per l’ultima volta e vedo che il crinale è ora tutto illuminato da una bella luce.

Penso che abbiano acceso dei faretti, rimango ancora qualche minuto a godermi lo spettacolo, e poi vado a dormire.

La mattina dopo mi racconta, chi è stato lassù, che sono rimasti completamente al buio per tutto il tempo dell’apparizione, 15/20 minuti, non c’era nessun faretto né torcia accesa. Solo un piacevole venticello.

Sabato 4 giugno

L’appuntamento è oggi nel piazzale per l’incontro-testimonianza degli italiani con il veggente Ivan
Tradotto in italiano proprio dalla nostra guida Anka. Riporto solo alcuni spunti di quest’ uomo, allievo da 30 anni alla scuola della Madonna:
- La nostra conversione si attua giorno per ogni giorno per tutta la vita, ogni volta che dobbiamo fare una scelta, piccola o grande, possiamo scegliere il bene o il male.
- Tutto il male dipende dall’allontanamento da Dio delle persone, delle famiglie, della Chiesa. La Chiesa ha bisogno della nostra preghiera, è una responsabilità di tutti i credenti. La Chiesa va male se smettiamo di pregare e va bene se ricominciamo a pregare, perché siamo noi la Chiesa.
- La crisi vocazionale dipende dal fatto che non si prega nelle famiglie, perché è lì che nascono le vocazioni
- Pregare insieme, col cuore, non solo con le labbra e con l’orologio sott’occhio
- Pregare tutti per la pace
- Tenere la Bibbia in vista, leggere una frase tutti i giorni e viverla nella propria vita
- Per la fede non esistono fine-settimana o vacanze. Nella Bibbia è scritto 365 volte: non abbiate paura! Tutti i giorni.
- Confidare in Maria che ci è madre e non ci fa mancare niente
- La Madonna ripete sempre le stesse raccomandazioni come una mamma ripete infinite volte a un figlio le stesse raccomandazioni. Infatti non basta dire una volta a un figlio: studia! e poi lui studia per sempre.
- I messaggi della Madonna si possono ricondurre tutti a pochi punti: preghiera, digiuno, penitenza, Eucarestia, Bibbia, gioia, amore.

Dopo Ivan, prende la parola un frate francescano: padre Danka
Una bellissima testimonianza sull’importanza della preghiera, almeno un’ora al giorno, dice.
E poi ci invita ad entrare nello spirito di una preghiera spontanea guidata da lui.
C’è molto raccoglimento e tutti ascoltano e pregano in silenzio insieme a lui.
Nei dintorni della chiesa, in molti punti, si vedono sacerdoti che confessano e tanta gente che aspetta in lunghe file. E poi si dice che la confessione è un sacramento in crisi.

Prima della S. Messa c’è tempo per andare nel negozio dei francescani a comperare i ricordini da portare a casa.

Dopo pranzo ci aspetta la parte più difficile: la salita al monte della croce meditando la via crucis, con il prezioso aiuto di Anka, che alterna sempre riflessioni “teologiche “ a racconti di storia del suo popolo.
Rientriamo stanchi ma felici.
Dopo cena, l’ultima adorazione: domani, dopo la S. Messa in italiano delle ore 6.30 si dovrà ripartire.

Che tesoro prezioso ci porteremo a casa, nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle nostre parrocchie! Riusciremo a comunicare agli altri la nostra gioia di essere stati qui, l’entusiasmo di cui siamo carichi? Terremo fede ai buoni propositi fatti in questo luogo di spiritualità?
Come affronteremo il rifiuto di chi non crede in Dio, nonostante qui abbiamo visto tante prove della sua esistenza e del suo amore per noi. E, ancor peggio, come affronteremo lo scetticismo di chi, credente, pensa che questa sia tutta una montatura per far soldi?

Nel libro di A. Socci “I segreti di Carol Wojtyla” leggo questa frase di Joseph Ratzinger:
“Non possiamo certo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo, anche attraverso persone semplici e segni straordinari che rivelano l’insufficienza di una cultura come la nostra, marchiata dal razionalismo.”

E questa di Giovanni Paolo II a un vescovo: 
“Medjugorie è il centro spirituale del mondo”


E questa confidenza, fatta da Giovanni Paolo II alla veggente Mirjana nel pellegrinaggio dei croati a Roma del 1987 per l’anno santo mariano:

“Se non fossi stato papa sarei già venuto a Medjugorje.
Ma anche se non sono potuto venire, so tutto e seguo tutto.
Proteggete Medjugorie: è la speranza del mondo”.




martedì 5 luglio 2011

Diario di viaggio (1 di 2)

Pubblichiamo la prima parte del racconto del recente viaggio a Medjugorje compiuto da un gruppo di cittadini e parrocchiani della zona di Castenaso. Il diario di viaggio è di Licia.
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Medjugorje 1-5 giugno 2011
Diario di viaggio

Mercoledì 1 giugno
Partenza alle ore 6.00 da Fiesso di due pullman: destinazione Medjugorje. E’ con noi don Mauro.
Passiamo oltre Trieste il confine con la Slovenia (area Schengen, senza controlli alle frontiere) poi la Croazia e infine entriamo in Bosnia-Erzegovina.

La Bosnia-Erzegovina, nata nel 1992 dallo scioglimento della ex-Jugoslavia, è un territorio tuttora sotto tutela internazionale, spartito in 2 entità:
- Federazione croato-bosniaca di Bosnia-Erzegovina (51% della popolazione) con presenza di cattolici 8% e musulmani 92%
- Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina (49% della popolazione) di religione cristiano ortodossa

La capitale è Sarajevo. Si parlano 3 lingue serbo, bosniaco e croato.
Medjugorje è in Erzegovina terra di antichissima tradizione cattolica, di lingua croata.
La distanza da Bologna è di circa 900 km.

Arriviamo verso le 20:00 in albergo, sistemazione nelle camere e cena.
Nonostante la stanchezza, dopo 14 ore di pullman, ci incamminiamo verso la chiesa per l’adorazione eucaristica delle 22:00. L’evento è in realtà non nella chiesa che, seppur grande, non può contenere le migliaia di persone convenute da tutto il mondo in questo mese di giugno nel trentesimo anniversario della prima apparizione della Madonna a sei adolescenti croati il 24 giugno del 1981.

Per inquadrare meglio questa data ricordo che:

- Tito era morto l’anno prima (1980);
- un mese e mezzo prima c’era stato l’attentato al papa Giovanni Paolo II. (il 13 maggio: festa della Madonna di Fatima);

10 anni dopo (dal maggio 1991) inizia lo sgretolamento della Jugoslavia con la dichiarazione di indipendenza di Slovenia e Croazia prima e Macedonia pochi mesi dopo e il conflitto che ne seguirà.

Passiamo davanti alla chiesa, vista tante volte in fotografia e ora finalmente davanti a i miei occhi, ne fiancheggiamo il lato, pieno di gente il fila davanti al una lunga sequenza di confessionali. Arriviamo nel piazzale dietro la chiesa, c’è una grande struttura in posizione elevata con un altare e attorno, in semicerchio, delle gradinate per i celebranti e poi un grande piazzale con tante panchine. C’è silenzio, nonostante ci sia tantissima gente, si sente solo lo scalpiccio delle persone che camminano sui sassi. E’ tutto buio, solo il grande ostensorio sull’altare è illuminato. Il cielo è stellato.

L’adorazione eucaristica è guidata da una voce maschile dolce e delicata che alterna momenti di silenzio a brevi frasi di adorazione, ripetute in molte lingue, a canoni, cantati anch’essi nelle varie lingue. C’è grande raccoglimento, molte persone in ginocchio per terra.

Alle 23 si conclude l’adorazione e noi torniamo in albergo.

L’appuntamento è per l’indomani alle 6.30 per la colazione.

Giovedì 2 giugno

Alle 7.15 abbiamo l’appuntamento con vari taxi che passano a prenderci, a gruppetti, per portarci alla croce blu per partecipare all’apparizione della Madonna a Mirjana.
Quando scendiamo dal taxi, dopo un breve percorso, ci rendiamo conto che non è possibile proseguire perché è già pieno di gente, appostata in ogni angolo. Dicono che c’è chi ha passato la notte lì, per essere vicini al luogo dell’apparizione. Mi colpiscono le tante persone anziane presenti e in piedi per ore, al caldo, sotto il sole, c’è chi si sente male e viene soccorso dai vicini, nessuna ambulanza è presente. Da vari parti c’è chi guida il Rosario in italiano e tutti rispondono, ognuno nella propria lingua. Alle 8:45 si fa silenzio totale per 10 minuti.

Poi si sente una voce che riferisce in varie lingue il messaggio della Madonna affidato a Mirjana:



«Cari figli, mentre vi invito alla preghiera per coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio, se guardaste nei vostri cuori capireste che parlo di molti di voi. Con cuore aperto domandatevi sinceramente se desiderate il Dio Vivente o volete metterlo da parte e vivere secondo il vostro volere. Guardatevi intorno, figli miei, e osservate dove va il mondo che pensa di fare tutto senza il Padre e che vaga nella tenebra della prova. Io vi offro la luce della Verità e lo Spirito Santo. Sono con voi secondo il piano di Dio per aiutarvi affinché nei vostri cuori vinca mio Figlio, la Sua Croce e Risurrezione. Come Madre desidero e prego per la vostra unione con mio Figlio e con la sua opera. Io sono qui, decidetevi! Vi ringrazio!».

A Mirjana la Madonna, Gospa in croato, appare il giorno 2 di ogni mese. A lei la Madonna ha affidato il compito di pregare per i non credenti.

Torniamo a piedi, attraverso i campi, per la S. Messa in italiano delle 10:00, nel piazzale. Il sole non dà tregua, chi ha l’ombrello lo apre per avere un po’ d’ombra. Ci sono tantissimi italiani, molti del nord Italia, in particolare veneti, ma si sentono anche molte parlate del sud. Del resto in Italia è festa della Repubblica e molti hanno approfittato del ponte.

Dopo il pranzo in albergo, pranzo della festa perché qui si celebra ancora l’Ascensione il giovedì, come da noi un tempo, ci viene a prendere il pullman per andare in visita al “Cenacolo”, una comunità per il recupero dei tossicodipendenti, fondata da una suora italiana, mamma Elvira, come la chiamano i loro ragazzi. Bello il posto e bella la testimonianza di due di loro che hanno scelto di rimanere in comunità e di mettersi a disposizione dei loro fratelli. Nella struttura c’è un locale dove vendono oggetti prodotti dai ragazzi per autofinanziarsi.

Rientriamo in paese perché alle 17.30 abbiamo il primo appuntamento con la nostra guida, Anka, un’ imponente signora croata, figlia di atei, militari del regime di Tito, convertita al cristianesimo e per questo radiata dalla famiglia. Parla un buon italiano.

Ci fa una breve storia delle apparizione e delle vicende del luogo, delle persecuzioni del regime, dello scetticismo della Chiesa locale rispetto alle apparizioni. Poi, chi se la sente, si incammina, con la guida, sul Podbrdo, la collina delle prime apparizioni, recitando il rosario e sostando, per ogni mistero gaudioso, davanti alle immagini sistemate sul percorso. Avrei voluto scrivere ‘sentiero’ ma quello era piuttosto un percorso a ostacoli, con massi appuntiti piantati nel terreno, dove è difficile trovare un posto dove mettere i piedi. Fortunatamente avevo messo le pedule e riuscivo a camminare senza troppe difficoltà. Intorno a me vedevo signore anziane che tentavano di salire con sandalini, ciabatte, scarpine da città. Ho visto anche molte persone salire e scendere a piedi nudi.

Mi colpisce che Anka chieda espressamente e con insistenza che sia un uomo, nel gruppo, a guidare ogni decina del Rosario, perché, dice, sono gli uomini che devono riconquistare la fede, devono ricominciare a pregare, devono riprendere in mano il rosario, devono tornare ad essere per primi testimoni; mentre oggi sembra che la fede sia diventata una faccenda da donne. Da questa svolta ne verrà un gran bene per la cristianità.

Più volte poi, anche da altre voci, è arrivato questo grido rivolto agli uomini.

Sappiamo da Anka che, verso le 19, ci sarà una seconda apparizione, questa volta al veggente Ivan, che ha ancora apparizioni quotidiane. A lui è affidato dal Cielo il compito di pregare per le vocazioni sacerdotali e religiose, per questo ammette l’ingresso, nella chiesetta dove a lui appare la Madonna, solo ai sacerdoti.

Anka lo sa, infatti aveva invitato don Mauro e suor Paola a non salire con noi sulla collina ma a recarsi da Ivan, nella speranza che anche suor Paola potesse entrare ed assistere. La sera torneranno poi in albergo entusiasti dell’esperienza.

Noi intanto saliamo fino in cima alla collinetta, fino alla statua bianca della Madonna, circondata da una piccolo recinto pieno di oggettini e biglietti lasciati dai pellegrini. Sostiamo in raccoglimento. Il tempo di una foto e si riparte per il ritorno. Il pullman ci aspetta per le 20.00

Il percorso in discesa è forse peggio della salita. Vediamo per 2 volte lettighe con disabili portate a braccia da ragazzi. Una bella impresa!

Arriviamo in albergo stanchi e sudati, una doccia veloce e poi la cena. Qualcuno ha il coraggio di andare all’adorazione anche questa sera. Io non ce la faccio.

domenica 19 giugno 2011

Sul presente e sul futuro del Gruppo Famiglie

1) Premessa
Le famiglie, nelle varie possibili configurazioni che di volta in volta assumono, si trovano spesso ad attraversare e sopportare situazioni problematiche e di sofferenza molto pesanti e faticose che - data la condizione di sostanziale isolamento in cui talvolta si trovano - possono mettere a rischio la loro stessa tenuta e sopravvivenza.

2) Parrocchiani e Cristiani in senso lato
Tra la ristretta ‘comunità parrocchiale’ (dei frequentatori più o meno abituali e/o assidui della Parrocchia) e la più allargata e ampia ‘comunità cristiana’ (dei battezzati che si riconoscono nella tradizione e religione cristiana ma esprimono la loro spiritualità o religiosità in modi e forme anche diverse dall’andare a messa o in Parrocchia) esiste - e resiste - una separazione piuttosto netta e la cui entità non accenna a ridursi.
Capita quindi spesso di parlare con persone che, pur sentendosi e qualificandosi cristiane, non considerano la Parrocchia e le diverse iniziative che vi si svolgono come un ambiente favorevole e naturale nel quale esprimere la propria vita spirituale e il proprio bisogno e desiderio di comunione. (“Come la comunità parrocchiale con la sua testimonianza credibile può diventare grembo di iniziazione e polo di attrazione?” - Vallini, Diocesi Roma, Giugno 2011)

3) Cristiani e non cristiani
Nell’attuale società mondana e secolarizzata l’atteggiamento del cristiano (cattolico praticante) adulto appare spesso disorientato, dubbioso, indeciso, tentennante. Lo dimostra la sua frequente pigrizia mentale e la sua riluttanza - se non addirittura resistenza - a ricercare modi e forme nuove e sempre più efficaci per esprimere e realizzare la propria vocazione missionaria.
Di contro, sempre più spesso si ha la sensazione che allo sfiduciato arretramento del cristiano adulto di fronte ai complessi problemi posti dalla società, corrispondano ammirevoli scelte di impegno e assunzioni di responsabilità (e relativi rischi) da parte di persone che non solo non appartengono alla comunità parrocchiale ma nemmeno sono portatori di valori e di principi facilmente riconducibilii all’orizzonte cristiano, e meno che mai cattolico.
Insomma: ho la sensazione che di fronte ai problemi (della società, della famiglia) il cristiano adulto si tiri indietro, lasciando ad altri - più volenterosi, più preparati, più creativi, con più tempo libero, ecc. -  la responsabilità e il rischio di prendere l’iniziativa.

4) Oltre il gruppo famiglie
Negli ultimi anni il gruppo famiglie (GF) ha privilegiato una dimensione comunitaria e amicale, rispetto a quella missionaria. Dalle molte discussioni che si sono svolte durante i vari incontri e da riflessioni varie su fatti e situazioni recenti e meno recenti che hanno interessato il gruppo, ha via via preso forma in me l’idea di una entità nuova e aggiuntiva rispetto al GF. In occasione dell’ultimo incontro del GF, verso la fine di maggio, ho scritto un breve testo che è stato condiviso e ha dato inizio ad una animata discussione. Eccolo:
ADULTI per la FAMIGLIA
Parto dal presupposto che una tra le modalità migliori per vivere oggi la propria fede cristiana sia assumersi l'impegno come singoli o come gruppo di affrontare le questioni problematiche che affliggono il nostro tempo, e particolarmente la nostra comunità, cercando di trovare soluzioni praticabili. Assimilo questo atteggiamentro all'impegno politico - nel senso alto di costruzione e miglioramento della 'polis', della comunità - al quale frequentemente Benedetto XVI richiama noi laici cristiani. Vengo alla mia proposta rivolta agli adulti cristiani dellla nostra comunità. Si può riasssumere in alcuni punti:
1) Assumersi il compito e la responsabilità, come adulti della parrocchia di Castenaso, di monitorare - attraverso un atteggiamento e uno stile di ascolto ativo - la condizione delle famiglie del nostro territorio, particolarmente per quello che concerne i principali e più gravi problemi che deve affrontare, sia di ordine materiale che di ordine psicologico o spirituale.
2) Fare in modo che per i principali problemi individuati esista un adulto referente, che sia un osservatore particolarmente attento del problema e che quindi possa facilmente stabilire contatti e avviare collaborazioni con altri adulti (dentro o fuori dalla comunità parrocchiale o dalla comunità cristiana) interessati al problema, desiderosi di trovarvi soluzione, e perciò decisi ad investire tempo ed energia.
3) Progettare una organizazione snella che consenta di mantenere il contatto tra gli adulti referenti, che favorisca l'apporto sui vari problemi di idee e di energie anche esterne rispetto alla comunità parrocchiale o cristiana, che sostenga l'ideazione e l'attuazione di iniziative concrete volte alla soluzione o al miglioramento delle situazioni problematiche via via osservate.

Provo a chiarire meglio quello che penso. Credo che si debba immaginare una struttura reticolare (un network) aggiuntiva e sussidiaria rispetto alle forze e alla strategie già messe in campo dai servizi e dalle istituzioni pubbliche (servizi sociali, ASL, volontariato, ecc) dove ognuno dei nodi della rete è di fatto associato ad un problema. Insomma ogni nodo (e spiegherò tra poco che cosa intendo esattamente per ‘nodo’) nasce con l’obiettivo di occuparsi e dedicarsi ad uno specifico problema tra quelli più seri e gravi che interessano e talvolta affliggono l’ambito della famiglia.

Ecco quello che intendo per nodo: nient’altro che un gruppetto di persone adulte (cittadini) di Castenaso, di qualunque orientamento politico o religioso, provenienza, fascia anagrafica, ecc., accomunate dalla comune decisione di dedicare un po’ del loro tempo libero alla conoscenza, alla comprensione, allo studio e (possibilmente) al miglioramento e alla soluzione di una problematica (tra le tante gravi e urgenti che minacciano la condizione della famiglia) e di farlo in modo collaborativo, insieme.
Dal punto di vista della appartenenza alla comunità cristiana di Castenaso, possono entrare a far parte di un nodo persone comunque collocate: infatti il segno distintivo del nodo è il problema che ne costituisce l’origine e il fondamento.

Ma come si può formare un nodo? Ogni gruppetto di persone (nodo) si può formare grazie all’iniziativa e alla spinta ‘propulsiva’ di un leader in grado di attrarre e coinvolgere altre persone e quindi di funzionare da catalizzatore. Una persona capace di richiamare energie e forze già presenti in modo più o meno latente nel tessuto sociale. Il nodo nasce quindi dalla volontà e determinazione di osservare e monitorare - necessariamente in modo non scientifico e sistematico ma non per questo meno utile o efficace - una qualche situazione problematica ritenuta particolarmente urgente.
La struttura reticolare è quindi composta dall’insieme dei nodi e dalle relazioni che essi stabiliscono tra loro, soddisfacendo ad una necessità di comunicazione che si può manifestare a vari livelli: come confronto tra esperienze, come scambio di informazioni, come richiesta di aiuto e collaborazione, ecc.

5) il ruolo dell’Adulto Cristiano
La struttura reticolare che ho descritto rimane tutta da immaginare e da progettare nella sua organizzazione e nel suo funzionamento. Un punto che mi sembra importante sottolineare è che il ruolo del cristiano adulto di Castenaso potrebbe essere davvero un ruolo chiave. Infatti è indispensabile, per la formazione di un nodo, che una persona si assuma la responsabilità e l’impegno di intraprendere un cammino di conoscenza e comprensione di un problema significativo, coinvolgendo chiunque possa e voglia contribuire alla soluzione del problema.

Infine, volendo passare dalla teoria alla pratica, per dare concretezza a questa proposta dai contorni evidentemente un po’ sfumati, si potrebbe costituire un piccolo gruppo di lavoro (tra i partecipanti al GF) incaricato di approfondire la questione e di individuare delle modalità pratiche di attuazione, da condividere successivamente con gli altri.

martedì 7 giugno 2011

giovedì 2 giugno 2011

Intervista al Signor G

Come promesso pubblichiamo l'intervista a G.B., uno dei promotori e degli animatori del progetto Liberiassieme, che è culminato nella serie di iniziative delle due giornate del 13 e del 14 Maggio.

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Caro Gabriele, come nasce la vostra idea?

Don Domenico, A.L. ed io il 17 settembre 2010 siamo partiti per una “gita fuori porta”, mossi dalla comune passione per la Filosofia, alla volta di Modena dove per l’appunto, si teneva l’annuale Festival della Filosofia. Per inciso  l’evento, oramai di importanza nazionale, vede un week-end intero organizzato in conferenze, tenute dai massimi esponenti in materia, distribuite nei luoghi aperti e pubblici della città lungo tutto l’arco della giornata.
Galvanizzati dall’esperienza o forse ossigenati nel pensiero da una elasticità arborea che solo la Filosofia sarebbe stata in grado di fornirci, durante il viaggio di ritorno, così come in una sfida tra bambini “a chi la dice più grossa”, ci siamo chiesti “perché non organizziamo anche noi un Festival?”. E da lì abbiamo continuato a divagare in sogni che sembravano avere un sapore e un respiro inusuale.

E poi?

Inizialmente pensammo semplicemente a un impianto di conferenze da tenere in piazza a Castenaso, durante le quali far incontrare le persone perché insieme trovassero nuove soluzioni possibili a problemi comuni e inderogabili.  In primo luogo questo avrebbe risposto a una necessità sempre più evidente quale la progressiva individualizzazione degli enti attori della nostra società: portare le persone in piazza, in strada, fuori dalle proprie case sicure per andare verso la ricchezza che può dare solo la complessità e molteplicità dell’incontro.

L’idea aveva ormai preso forma.

A questo va aggiunto un aspetto fondamentale che contraddistingue il nostro progetto: i giovani.
La nostra prima volontà era quella di dimostrare in primis a noi, e poi anche alla realtà “adulta”, che siamo in grado di renderci attivi promotori e non solo passivi fruitori o ordinati e precisi esecutori. A tutto il paese di Castenaso l’esperienza di Estate Ragazzi è nota per la sua efficienza: “ottimi intrattenitori questi ragazzi! come fanno giochi e laboratori loro, pochi ne trovi!” Ma il pensiero, le idee e le voci di questi ragazzi dove sono, chi le ascolta?  L’obiettivo era quello di creare un Festival pensato, organizzato, voluto e proposto da giovani, per il mondo degli adulti.


E il Centro “Suelo” come ci entra?
L’idea nata fra noi ci piaceva tanto che decidemmo di parlarne in parrocchia ad amici, famigliari e conoscenti, e più ne parlavamo e più ci piaceva. Da un anno circa a Fiesso era stato inaugurato il Centro giovani “Suelo” (polo di raccolta per fascia d’età che varia dai 12 ai 30 anni per eventi culturali, musicali, laboratori creativi e tanto altro). Da tempo ormai nutrivamo il desiderio di una collaborazione tra le due realtà, lavorando entrambe nell’ambito dell’educazione giovanile. Presentammo quindi quest’idea in stadio embrionale a Emanuela Vita, responsabile del Centro, la quale da subito decise di lavorare assieme a noi perché potesse crescere e realizzarsi. A questo punto la prospettiva si arricchiva ulteriormente, infatti la nostra collaborazione in primis sarebbe stata segno delle nostre intenzionalità fondanti: le due realtà ben rodate ormai a lavorare con i propri ritmi e le proprie dinamiche individuali interne, sarebbero uscite dai propri confini, per incontrarsi, per costruire assieme qualcosa di nuovo.

E la partecipazione del Comune di Castenaso?

Il nostro progetto era una proposta e uno stimolo per l’intera cittadinanza e di conseguenza ci sembrò fondamentale rendere il Comune terzo protagonista attivo di questa iniziativa: la nostra idea aveva ambizioni a lungo termine: ci risultava importante riuscire a creare un luogo e un tempo d’incontro che negli anni diventasse una ricorrenza, un abitudine gradita, e il Comune sarebbe diventato garante di questa memoria storica, presente e svincolato dalle realtà e dinamiche singole della Parrocchia o del “Suelo”.

E poi?

Abbiamo ottenuto la collaborazione del Comune, ci siamo incontrati al Suelo e in Parrocchia per mesi (da Ottobre a Maggio), e il primo risultato che abbiamo portato a casa sono state le persone, le nuove relazioni e amicizie che sono nate. Poi ovviamente la realizzazione pratica di questo che era semplicemente un sogno nato tra le fantasticherie di un gruppetto di amici: “Festival LIBERIASSIEME 2011: festa dell’ambiente”.

Perché “Liberiassieme”?

Come abbiamo scritto sul nostro ManiFestival: “Liberi” per dare il nostro contributo diretto alla società, consci di avere il diritto e dovere di farlo, perchè non possiamo sprecare il privilegio della libertà, rintanandoci nel disimpegno e nella rassegnazione. “Assieme” perchè questi diritti e doveri sono realmente e pienamente esprimibili soltanto nella collaborazione, nel confronto di tutti gli attori sociali. Il tema trattato quest’anno è stato l’ambiente, tematica urgente che lo stesso Papa quest’anno ha toccato nel suo messaggio per la giornata della pace.

Com’è andata?

L’esperienza si è declinata su due giorni Venerdì 13 e Sabato 14 Maggio. Venerdì dopo l’apertura tenuta dall’assessore alle politiche giovanili Elena Turrini, è stata tenuta una conferenza in Parrocchia dal Professor Luca Falasconi, presidente di Last Minute Market (http://www.lastminutemarket.it), nonché docente della facoltà di Agraria, che ha trattato il tema dello spreco quotiano e ha presentato il suo progetto di recupero e ridistribuzione dei cibi a scadenza ravvicinata. Ha seguito la proiezione del film “Terra Madre” del regista Ermanno Olmi, documentario naturalistico, screening dello stato di salute del nostro Pianeta. Sabato ha visto il primo pomeriggio organizzato per i ragazzi delle elementari e medie, che attraverso giochi e laboratori hanno scoperto il valore del riciclo e del consumo sufficiente/intelligente lungo i parchi di Castenaso. L’iniziativa ha continuato al Suelo con una conferenza tenuta dal ingegnere Francesco Lalli, che in forma di Quiz ha sondato e in seguito nutrito le conoscenze del pubblico relative a tematiche ambientali quali inquinamento, energia, acqua, sfruttamento delle risorse. A questo ha seguito la conferenza tenuta da Gaetano Alessi (giornalista antimafia, vincitore nel 2011 del Premio nazionale di Giornalismo ‘Giuseppe Fava’; scrive per http://www.articolo21.org/, http://www.ideeradio.it/, Libera Informazione; è autore su PuntoRadio Bologna di "Ora D'Aria") che ha presentato un prospetto su quello che è l’attuale scenario delle Ecomafie in Emilia Romagna. La serata si è conclusa con un concerto e i saluti del Sindaco, al quale sono stati consegnati consigli e idee raccolte durante i due giorni. Aver raggiunto questo traguardo, seppur piccolo, avendo riscosso bassa adesione da parte della cittadinanza, ci ha rammentato una volta di più quanto necessario sia remare in questa direzione.

E ora?

Le potenzialità del progetto sono enormi, quindi non resta altro che rimboccarsi le maniche. Credo che il primo obiettivo dopo questa prima edizione, per l’anno futuro sia quello di rendere nota l’iniziativa, far girare la voce, trovare appoggio e adesione. L’obiettivo successivo sul quale personalmente punterei a lavorare è studiare l’evento perché come da progetto diventi occasione in cui le persone riescano ad esprimere la loro opinione.
Riscoprire quella piazza che aveva visto nascere la democratia della polis greca...