domenica 19 giugno 2011

Sul presente e sul futuro del Gruppo Famiglie

1) Premessa
Le famiglie, nelle varie possibili configurazioni che di volta in volta assumono, si trovano spesso ad attraversare e sopportare situazioni problematiche e di sofferenza molto pesanti e faticose che - data la condizione di sostanziale isolamento in cui talvolta si trovano - possono mettere a rischio la loro stessa tenuta e sopravvivenza.

2) Parrocchiani e Cristiani in senso lato
Tra la ristretta ‘comunità parrocchiale’ (dei frequentatori più o meno abituali e/o assidui della Parrocchia) e la più allargata e ampia ‘comunità cristiana’ (dei battezzati che si riconoscono nella tradizione e religione cristiana ma esprimono la loro spiritualità o religiosità in modi e forme anche diverse dall’andare a messa o in Parrocchia) esiste - e resiste - una separazione piuttosto netta e la cui entità non accenna a ridursi.
Capita quindi spesso di parlare con persone che, pur sentendosi e qualificandosi cristiane, non considerano la Parrocchia e le diverse iniziative che vi si svolgono come un ambiente favorevole e naturale nel quale esprimere la propria vita spirituale e il proprio bisogno e desiderio di comunione. (“Come la comunità parrocchiale con la sua testimonianza credibile può diventare grembo di iniziazione e polo di attrazione?” - Vallini, Diocesi Roma, Giugno 2011)

3) Cristiani e non cristiani
Nell’attuale società mondana e secolarizzata l’atteggiamento del cristiano (cattolico praticante) adulto appare spesso disorientato, dubbioso, indeciso, tentennante. Lo dimostra la sua frequente pigrizia mentale e la sua riluttanza - se non addirittura resistenza - a ricercare modi e forme nuove e sempre più efficaci per esprimere e realizzare la propria vocazione missionaria.
Di contro, sempre più spesso si ha la sensazione che allo sfiduciato arretramento del cristiano adulto di fronte ai complessi problemi posti dalla società, corrispondano ammirevoli scelte di impegno e assunzioni di responsabilità (e relativi rischi) da parte di persone che non solo non appartengono alla comunità parrocchiale ma nemmeno sono portatori di valori e di principi facilmente riconducibilii all’orizzonte cristiano, e meno che mai cattolico.
Insomma: ho la sensazione che di fronte ai problemi (della società, della famiglia) il cristiano adulto si tiri indietro, lasciando ad altri - più volenterosi, più preparati, più creativi, con più tempo libero, ecc. -  la responsabilità e il rischio di prendere l’iniziativa.

4) Oltre il gruppo famiglie
Negli ultimi anni il gruppo famiglie (GF) ha privilegiato una dimensione comunitaria e amicale, rispetto a quella missionaria. Dalle molte discussioni che si sono svolte durante i vari incontri e da riflessioni varie su fatti e situazioni recenti e meno recenti che hanno interessato il gruppo, ha via via preso forma in me l’idea di una entità nuova e aggiuntiva rispetto al GF. In occasione dell’ultimo incontro del GF, verso la fine di maggio, ho scritto un breve testo che è stato condiviso e ha dato inizio ad una animata discussione. Eccolo:
ADULTI per la FAMIGLIA
Parto dal presupposto che una tra le modalità migliori per vivere oggi la propria fede cristiana sia assumersi l'impegno come singoli o come gruppo di affrontare le questioni problematiche che affliggono il nostro tempo, e particolarmente la nostra comunità, cercando di trovare soluzioni praticabili. Assimilo questo atteggiamentro all'impegno politico - nel senso alto di costruzione e miglioramento della 'polis', della comunità - al quale frequentemente Benedetto XVI richiama noi laici cristiani. Vengo alla mia proposta rivolta agli adulti cristiani dellla nostra comunità. Si può riasssumere in alcuni punti:
1) Assumersi il compito e la responsabilità, come adulti della parrocchia di Castenaso, di monitorare - attraverso un atteggiamento e uno stile di ascolto ativo - la condizione delle famiglie del nostro territorio, particolarmente per quello che concerne i principali e più gravi problemi che deve affrontare, sia di ordine materiale che di ordine psicologico o spirituale.
2) Fare in modo che per i principali problemi individuati esista un adulto referente, che sia un osservatore particolarmente attento del problema e che quindi possa facilmente stabilire contatti e avviare collaborazioni con altri adulti (dentro o fuori dalla comunità parrocchiale o dalla comunità cristiana) interessati al problema, desiderosi di trovarvi soluzione, e perciò decisi ad investire tempo ed energia.
3) Progettare una organizazione snella che consenta di mantenere il contatto tra gli adulti referenti, che favorisca l'apporto sui vari problemi di idee e di energie anche esterne rispetto alla comunità parrocchiale o cristiana, che sostenga l'ideazione e l'attuazione di iniziative concrete volte alla soluzione o al miglioramento delle situazioni problematiche via via osservate.

Provo a chiarire meglio quello che penso. Credo che si debba immaginare una struttura reticolare (un network) aggiuntiva e sussidiaria rispetto alle forze e alla strategie già messe in campo dai servizi e dalle istituzioni pubbliche (servizi sociali, ASL, volontariato, ecc) dove ognuno dei nodi della rete è di fatto associato ad un problema. Insomma ogni nodo (e spiegherò tra poco che cosa intendo esattamente per ‘nodo’) nasce con l’obiettivo di occuparsi e dedicarsi ad uno specifico problema tra quelli più seri e gravi che interessano e talvolta affliggono l’ambito della famiglia.

Ecco quello che intendo per nodo: nient’altro che un gruppetto di persone adulte (cittadini) di Castenaso, di qualunque orientamento politico o religioso, provenienza, fascia anagrafica, ecc., accomunate dalla comune decisione di dedicare un po’ del loro tempo libero alla conoscenza, alla comprensione, allo studio e (possibilmente) al miglioramento e alla soluzione di una problematica (tra le tante gravi e urgenti che minacciano la condizione della famiglia) e di farlo in modo collaborativo, insieme.
Dal punto di vista della appartenenza alla comunità cristiana di Castenaso, possono entrare a far parte di un nodo persone comunque collocate: infatti il segno distintivo del nodo è il problema che ne costituisce l’origine e il fondamento.

Ma come si può formare un nodo? Ogni gruppetto di persone (nodo) si può formare grazie all’iniziativa e alla spinta ‘propulsiva’ di un leader in grado di attrarre e coinvolgere altre persone e quindi di funzionare da catalizzatore. Una persona capace di richiamare energie e forze già presenti in modo più o meno latente nel tessuto sociale. Il nodo nasce quindi dalla volontà e determinazione di osservare e monitorare - necessariamente in modo non scientifico e sistematico ma non per questo meno utile o efficace - una qualche situazione problematica ritenuta particolarmente urgente.
La struttura reticolare è quindi composta dall’insieme dei nodi e dalle relazioni che essi stabiliscono tra loro, soddisfacendo ad una necessità di comunicazione che si può manifestare a vari livelli: come confronto tra esperienze, come scambio di informazioni, come richiesta di aiuto e collaborazione, ecc.

5) il ruolo dell’Adulto Cristiano
La struttura reticolare che ho descritto rimane tutta da immaginare e da progettare nella sua organizzazione e nel suo funzionamento. Un punto che mi sembra importante sottolineare è che il ruolo del cristiano adulto di Castenaso potrebbe essere davvero un ruolo chiave. Infatti è indispensabile, per la formazione di un nodo, che una persona si assuma la responsabilità e l’impegno di intraprendere un cammino di conoscenza e comprensione di un problema significativo, coinvolgendo chiunque possa e voglia contribuire alla soluzione del problema.

Infine, volendo passare dalla teoria alla pratica, per dare concretezza a questa proposta dai contorni evidentemente un po’ sfumati, si potrebbe costituire un piccolo gruppo di lavoro (tra i partecipanti al GF) incaricato di approfondire la questione e di individuare delle modalità pratiche di attuazione, da condividere successivamente con gli altri.

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